L'intervista è stata taroccata
Assolta la cantante Laura Pausini

Si chiude definitivamente, e con una sentenza a suo favore, il processo per diffamazione a carico di Laura Pausini denunciata dal suo ex manager-fidanzato Alfredo Cerruti. la vicenda giudiziaria si svolse qui a Bergamo.

Si chiude definitivamente, e con una sentenza a suo favore, il processo per diffamazione a carico di Laura Pausini denunciata dal suo ex manager-fidanzato Alfredo Cerruti per una intervista rilasciata a un settimanale femminile nel quale si lasciava intendere che l'uomo aveva sottratto dei soldi alla cantante al termine del loro decennale legame sentimentale e artistico. A deciderlo la Cassazione scagionando la Pausini da ogni colpa e constatando che il contenuto delle sue affermazioni, relative all'ex, era stato manipolato. I supremi giudici - accogliendo il ricorso di Cerruti contro il proscioglimento emesso dal Gup di Bergamo il 21 settembre 2011 - hanno invece deciso che l'autrice della intervista e la direttrice della testata devono essere rinviate, nuovamente, a processo.

È la seconda volta che la Cassazione si occupa di questa vicenda. Infatti, il 9 febbraio del 2010, i supremi giudici avevano già annullato con rinvio la prima decisione del gup di archiviare la denuncia di Cerruti. Adesso gli «ermellini» fanno presente al magistrato di Bergamo che proprio nel processo bis era emerso un dato nuovo - che non può essere trascurato - costituito dalla registrazione della telefonata sulla base della quale la giornalista stese il suo articolo.

Alla domanda, riferita al Cerruti, «ma è vero che ti aveva preso dei soldi anche?», la Pausini - secondo quanto attestato dalla registrazione - aveva risposto: «No, non posso dire niente di questo». L'intervista, però, venne pubblicata in tono assertivo: «Il fidanzato le rubò anche dei soldi», e alla Pausini si faceva dire: «Abbiamo una causa in corso, non è il caso di parlarne».

Ad avviso della Cassazione «ciò inevitabilmente aggrava la posizione della giornalista, che ha cancellato la risposta tassativamente negativa fornita dalla cantante, per di più trasformando la sua domanda in una affermazione» e «inevitabilmente impone il proscioglimento della Pausini con la formula 'perchè il fatto non sussistè». Per la Cassazione «non vi è dubbio che la Pausini in nessun modo diffamò Cerruti, negando recisamente che egli le avesse rubato dei soldi».

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