L’attività artistica del pittore Mino Marra è ben nota a tutti. Dopo il diploma conseguito all’Accademia Carrara, dove gli fu insegnante il prof. Trento Longaretti, e dopo quello di Mastro d’Arte ottenuto a Modena, oltre all’insegnamento da lui svolto presso la stessa Accademia Carrara e in diversi Istituti statali, la pittura è stata per Mino Marra «il campo d’azione» nel quale ha potuto esplicare le sue eccellenti doti di artista attraverso opere di grafica, ad olio, tecniche miste, vetrate per chiese e cappelle. Ora egli presenta in questi giorni a Verdello, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura del Comune, una preziosa selezione delle sue «acqueforti poetiche» realizzate in questi ultimi cinquant’anni, e precisamente dal 1958 al 2008.Passare in rassegna queste singole acqueforti di Mino Marra è praticamente impossibile. Ci soffermiamo soltanto a sottolineare la definizione che l’artista stesso ha dato di queste acqueforti definendole «poetiche». Quale il motivo? È la poesia sì che qualifica queste opere di Marra ma, a nostro personale giudizio, qui ci troviamo di fronte ad una «poesia» che merita profonda attenzione. Un’opera visiva, lo sappiamo, deve essere «poetica» per definizione artistica, tuttavia questa caratteristica diviene unica nel suo genere per queste acqueforti di Mino Marra. Chi ha seguito l’«iter» artistico di questo pittore avrà certamente compreso che per lui l’universo intero ha una sua specifica «fisionomia» sia nel campo dell’arte figurativa come in quello dell’arte sacra: la figura umana, l’«habitat» delle nostre comunità di città o di paese, la suggestività delle «cariatidi» come la semplicità e, nello stesso tempo, la solennità delle colline, il mistero che racchiudono in loro le «case della memoria», la dinamica di un «paesaggio umano», e così via. L’immagine rappresentata, o descritta dall’acquaforte, va ben oltre la semplice immagine poetica; essa diviene immagine a carattere universale, metafisica se vogliamo, poiché oltrepassa la ristrettezza del tempo presente per abbracciare in completa sintesi anche il passato e il futuro. E, in tal caso, dal materiale si giunge allo spirituale. A Mino Marra interessa sì «rendere un’idea» con tali immagini ma, soprattutto, offrire l’idea di una realtà che colpisce ciascuno di noi nel nostro intimo, ci scuote dell’inerzia intellettiva, ci proietta verso un mondo che supera l’effimero e il transitorio poiché l’uomo è per il tempo presente ma per una esistenza futura che più non avrà termine, e perché il suo impegno è quello di fare in modo che ogni realtà esterna da lui vissuta gli sia in memoria e, contemporaneamente, fonte di perenne, infinita felicità. Questa, noi pensiamo, è la «poesia» di Mino Marra, ed è la spiegazione delle sue meravigliose «acqueforti poetiche».Durata della mostra: fino all’8 dicembre. Orari: nei giorni feriali dalle 16 alle 19, in quelli festivi e prefestivi dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19.Centro civico, piazza Aldo Moro – VerdelloLino Lazzari
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