Predore, graffiti su un mattone
nelle terme di Marco Nonio

Il mattone è stato cotto al sole, circa duemila anni fa: quando ancora non era del tutto asciutto, qualcuno con un pennino incise delle parole, forse una poesia, dedicata al dio Nettuno. Forse era ispirato dalle acque del lago. Accanto alla poesia alcuni numeri e lettere dell'alfabeto.

Il mattone è stato cotto al sole, circa duemila anni fa: quando ancora non era del tutto asciutto, qualcuno con un pennino incise delle parole, forse una poesia, dedicata al dio Nettuno. Forse era ispirato dalle acque del lago. Accanto alla poesia alcuni numeri e lettere dell'alfabeto.

Molte di quelle parole e di quei segni hanno attraversato i secoli, come un messaggio in bottiglia nel mare del tempo e sono arrivate fino a noi. Il mattone ora è esposto nella stanza-museo inaugurata sabato 21 aprile a Predore insieme agli scavi archeologici delle terme della villa di Marco Nonio Arrio Muciano.

La villa ebbe origine nel I secolo a. C. e fu abitata fino al V secolo, un grande insediamento che si trova sotto il centro storico del paese. Le terme sono state scoperte nel 2003 in seguito a lavori di scavo per la costruzione di alcune abitazioni nella zona dell'ex Lanza Gomme.

A poche decine di metri dal lago che luccicava di sole, il sindaco del paese Paolo Bertazzoli e la sovrintendente ai Beni archeologici della Lombardia, Raffaella Poggiani Keller hanno tagliato il nastro tricolore. Alla cerimonia hanno partecipato anche il sindaco di Lovere, Giovanni Guizzetti, monsignor Bruno Foresti, vescovo emerito di Brescia, originario di Tavernola. Monsignor Foresti ha benedetto gli scavi, ha detto fra l'altro: «Tutto quello che attiene alla bellezza rimanda al regno di Dio». 

Nel sottosuolo, davanti agli occhi dei visitatori, si estende quello che rimane della grande opera: i resti dei muri divisori, le colonnette che sostenevano il pavimento e consentivano all'aria calda di circolare nell'intercapedine sottostante, i resti delle tubature in piombo che portavano l'acqua... Davanti agli occhi, l'impianto tipico delle terme romane, organizzato in una forma a «L».

Fra i primi visitatori Umberto Bortolotti, Roberto Valli, Giorgio Lanza, proprietari delle aree, i quali non solo hanno ceduto gratuitamente l'area, ma hanno pure facilitato gli interventi. Ha detto Valli: «Dal punto di vista economico ci avremo anche rimesso, ma abbiamo contribuito a realizzare qualcosa di importante per tutti».

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di domenica 22 aprile

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