«Il mito è...»: questo il titolo della personale che il pittore bergamasco Pieraristide Soregaroli presenta in questi giorni a Soncino, a seguito delle precedenti rassegne tenute in questi ultimi anni di cui ricordiamo quelle intitolate «Tracce» e «Riflessi». Un tale riferimento ci permette di considerare come Pieraristide Soregaroli rivolga la sua interpretazione pittorica a tematiche prettamente concettuali.
Con le opere che si richiamano al mito, Soregaroli intende esplicitare un dato di fatto ben definito, quello che i testi della filosofia contemporanea affermano essere «l’animazione dei fenomeni della natura e della vita dovuta a quella forma intuitiva della conoscenza umana in virtù della quale l’uomo proietta se stesso nelle cose, cioè le anima e le personifica dando loro figura e atteggiamenti suggeriti dalla sua immaginazione». Nulla di più coerente tra questa definizione del mito e i dipinti di Pieraristide Soregaroli. Il quale rende visiva tutta la realtà del mito medesimo: conoscenza umana, proiezione di se stesso nelle cose, animazione dei fenomeni della vita, e così via. Con queste indicazioni è facile per noi comprendere il significato delle opere che Pieraristide Soregaroli ha dapprima meditato e poi tradotto in immagini sulla tela per un perfetto riferimento agli avvenimenti, ai personaggi, storici o leggendari che siano, nel contesto di un racconto pittorico. Trova quindi ragion d’essere quella che, riferendoci ancora alla filosofia, costituisce per il mito «la narrazione di fatti del mondo, divino, storico, umano».
Questo mondo lo troviamo perciò nelle varie sfaccettature di una mitologia che la letteratura ha immortalato e che Soregaroli rievoca: la tela di Penelope, per esempio; Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno, Don Chisciotte della Mancia, ecc. Il mito si incarna pure nella sublimazione di personaggi che la storia non potrà mai dimenticare, Papa Giovanni Paolo II così come Marlon Brando oppure Giuda Iscariota e i trenta denari in premio al suo tradimento. Ma non si deve dimenticare il mito della poesia, cioè l’ideale di una realtà onirica che Leopardi e Pascoli hanno mirabilmente interpretato e, tra gli altri ulteriori miti, quello del Fiore di Pompei che è speranza e insieme certezza che dalle sue stesse rovine può risorgere un mondo nuovo. E potremmo continuare. Ma lasciamo ai visitatori della mostra la gioia di scoprire altri miti che Pieraristide Soregaroli propone con una capacità interpretativa per davvero sorprendente attraverso un linguaggio che lascia adito ad ogni ulteriore discorso tramite una realizzazione pittorica oltremodo comprensibile nella stesura d’insieme, uno stilema figurativo che sfocia più che altro nel surrealismo, un cromatismo brillante e puro nelle tonalità, un disegno che non ammette indecisioni. Si tratta di un messaggio che tocca tutti noi nell’intimo e che, per molti aspetti, ci affascina.
Durata della mostra: fino al 4 maggio;
Orari: da martedì a venerdì dalle 10 alle 12, sabato e festivi dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19
Sala Esposizioni Rocca Sforzesca – SoncinoLino Lazzari
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