Cultura e Spettacoli
Giovedì 22 Dicembre 2011
Olmi: cinema a misura d'uomo
«Bergamo salvaguarda il passato»
«L'astratto uccide, il concreto salva»: queste parole dai diari di Sylvia Plath potrebbero riassumere la cifra poetica del cinema di Ermanno Olmi, in cui l'impegno etico non sfocia mai in toni declamatori, e passa sempre per i corpi, gli sguardi, i gesti dei singoli personaggi.
«L'astratto uccide, il concreto salva»: queste parole dai diari di Sylvia Plath potrebbero riassumere la cifra poetica del cinema di Ermanno Olmi, in cui l'impegno etico non sfocia mai in toni declamatori, e passa sempre per i corpi, gli sguardi, i gesti dei singoli personaggi.
Il lungo percorso artistico del regista de L'albero degli zoccoli e de La leggenda del santo bevitore, nato a Bergamo il 24 luglio 1931, è ora documentato nel volume Il mondo antico e nuovissimo di Ermanno Olmi (Corponove Editrice, pp. 206, euro 45), presentato mercoledì 21 dicembre nella Sala degli Angeli della Casa del Giovane.
In queste pagine Silvana Milesi, già autrice di altre opere a carattere biografico, propone una cronologia ragionata della filmografia di Olmi, dai primi documentari degli anni Cinquanta fino a Il villaggio di cartone, presentato alla scorsa Mostra del cinema di Venezia: i testi, con brani dei dialoghi dei film, recensioni e commenti del regista, sono accompagnati da numerosi «still frame» e foto dei set.
Nella presentazione alla Casa del Giovane, il regista - residente ad Asiago - ha raccontato di aver rivisto dopo molto tempo la casa in cui aveva trascorso i primi anni della sua vita, alla Malpensata. «Bergamo - ha continuato - ha saputo salvaguardare il proprio passato, rappresentato da Città Alta, coniugandolo con il progresso economico e tecnologico. Anche qui rimane attuale, però, il compito che secondo Genesi Dio assegnò ad Adamo, ponendolo nel giardino di Eden "perché lo coltivasse e lo custodisse". Dobbiamo chiederci: che cosa comporta per noi, oggi, il prenderci cura del giardino in cui abitiamo?».
Con un evidente richiamo al suo più recente film - in cui il vecchio parroco di una chiesa ormai sconsacrata offre ospitalità a un gruppo di immigrati -, Olmi ha spiegato «che ogni albero, di qualsiasi colore, va rispettato. Tutti hanno diritto ad essere accolti nel giardino comune dell'umanità».
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