La burocrazia è troppo lenta:
Bergamo perde un capolavoro

Bergamo ha perduto una cosa bella. Il dipinto intitolato I sette ritratti Albani, classificato tra i capolavor del Cariani, è andato a un collezionista milanese. L'Accademia Carrara è stata informata del diritto di prelazione, ma troppo tardi per esercitarlo.

Bergamo ha perduto una cosa bella. Nei manuali di storia dell'arte il dipinto tradizionalmente intitolato I sette ritratti Albani (che raffigura, più probabilmente, un gruppo di giovani gentiluomini e cortigiane) è classificato tra i capolavori di Giovanni de' Busi, detto il Cariani.

Poche settimane fa il quadro, datato 1519 e dalla fine del Settecento appartenente a una collezione privata bergamasca, è stato venduto ancora a un privato, ma di un'altra città.

In una lettera a L'Eco dello scorso 28 settembre l'incisore Amedeo Pieragostini segnalava l'esito della transazione, ed esprimeva la sua amarezza per il fatto che dopo cinque secoli quest'opera, già esposta nel 1983 alla grande mostra londinese The Genius of Venice, fosse destinata a lasciare Bergamo: «Non si è riusciti – scriveva Pieragostini – a far valere la prelazione museale contro l'acquirente milanese, non avendo reperito da banche, enti pubblici, ricchi privati, la cifra equivalente per trattenere l'insigne capolavoro».

«Con la mia lettera – spiega ora l'artista – volevo denunciare un disinteresse nei riguardi della grande arte che da qualche tempo mi pare si stia diffondendo negli ambienti bergamaschi. Devo comunque aggiungere che, su richiesta dell'Accademia Carrara, avevo contattato diverse persone: alcune si erano dette disponibili a contribuire con donazioni all'acquisto de I sette ritratti Albani. Purtroppo, non è bastato».

Maria Cristina Rodeschini, responsabile della divisione Accademia Carrara-Gamec, afferma che «effettivamente al museo era stata data dalla Sovrintendenza per i Beni artistici di Milano l'opportunità di esercitare un diritto di prelazione. La comunicazione ci è giunta lo scorso agosto, intorno al 7 o all'8. Venivamo informati che entro il 19 settembre avremmo potuto acquistare il dipinto del Cariani pagando la cifra richiesta dal venditore».

Ma a quel punto era tardi. Leggi tutto su L'Eco di Bergamo del 29 ottobre

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