La comicità di Goldoni al Donizetti

Tocca alla famosa commedia goldoniana «Sior Todero Brontolon» aprire il quinto appuntamento con la stagione di prosa al teatro Donizetti. Da venerdì 23 gennaio alle ore 20.30 fino a domenica 1 febbraio alle ore 15.30, il teatro Franco Parenti e il teatro degli Incamminati portano in scena «Sior Todero Brontolon», la commedia che Carlo Goldoni scrisse nel 1762, con Eros Pagni e Ivana Monti sotto la regia di Andreè Ruth Shammah.

Eros Pagni, basta il nome. Pagni è uno dei simboli della prosa italiana, quella speciale alchimia di cura artigianale, scavo interpretativo, analisi testuale e invenzione scenica che oggi trova sempre meno posto nei cartelloni. Non a caso, la sua carriera si è svolta soprattutto allo Stabile di Genova, che di quel modo di intendere la scena è stato ed è una bandiera. E Pagni ha finito con l’identificarvisi.

Ha debuttato ventenne, nel 1959, ne Il revisore di Gogol diretto da Puecher. A Gogol è tornato di recente ne L’ispettore generale, per il quale ha vinto il Premio Olimpico come miglior attore non protagonista. Tra questi due estremi, c’è un lungo sodalizio con Squarzina, che l’ha diretto in Cia-scuno a suo modo di Pirandello, I due gemelli veneziani di Goldoni, Giulio Cesare di Shakespeare, Tartufo di Molière e un memorabile Il cerchio di gesso del Caucaso di Brecht. In parallelo, ci sono incursioni nel repertorio contemporaneo (Equus di Shaffer, Rosales di Luzi) e nel repetorio leggero. Al Donizetti portò qualche anno fa La dame de Chez Maxim’s di Feydeau.

Soprattutto, Pagni è l’esponente di una razza in via d’estinzione: quella degli attori-attori, disinteres-sati a fiction e comparsate-tv, capaci di passare da ruoli tragici a brillanti con la disinvoltura con cui ci si cambia d’abito, che lasciano un segno in ogni ruolo, pur mettendosi al servizio di un progetto registico. Lo ha dimostrato anche nelle ultime stagioni, nel delizioso Campanile di Acqua minerale e altre storie, come sindaco corrotto di Un nemico del popolo di Ibsen e come servo di Don Gio-vanni di Molière. Quando si parla dell’attore spezzino, in genere non si perde tempo a enumerare i ruoli riusciti. Si cerca invece di ricordare l’ultimo spettacolo fuori ruolo, l’ultima serata storta, l’ultimo errore. E non ci si riesce mai.

La trama

Venezia, casa di sior Todero. Il vecchio mercante, scorbutico e avaro possidente, scopre Nicoletto, figlio del fattore Desiderio, in intimo colloquio con la cameriera Cecilia. Furibondo, scaccia la ragazza e allontana il giovane. Poi fa chiamare Desiderio e gli dice di voler dare in sposa sua nipote Zanetta al figlio di lui, appunto Nicoletto, perché quel matrimonio gli consente di risparmiare sulla dote. Infine, spiega il suo desiderio a suo figlio Pellegrin, padre di Zanetta, ricordandogli che in casa solo lui è il padrone. Ma di quel parere non è la nuora, la battagliera Marcolina: lei lo avverte che sua figlia Zanetta sposerà chi vorrà e non chi propone suo nonno. Poi la donna, saputo dell’amore che corre tra Nicoletto e Cecilia, insieme all’amica Fortunata, ne combina le nozze all’insaputa del vecchio. In compenso Zanetta sposa il ricco Meneghetto il quale non si prende alcuna dote e regala anzi una borsa d’oro all’avaro sior Todero che, di fronte a questo concreto argomento si commuove e accetta il fatto compiuto.

Sul palcoscenico accanto ai protagonisti anche Greta Balduini, Tommaso Banfi, Giovanni Battezzato, Paolo Casiraghi, Marta Comerio, Franco Maino, Alberto Mancioppi, Stefania Pepe.

Informazioni utiliI biglietti saranno messi in vendita alla biglietteria del teatro a partire da venerdì 23 gennaio. Il primo giorno di recita la bglietteria sarà aperta dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 20.30. I giorni sucessivi dalle 13 alle 20.30; la domenica dalle 14 alle 15.30.

Costo del biglietto: da 10 euro per le gallerie a 26 euro per platea e palchi.

(21/01/2004)

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