Cultura e Spettacoli
Mercoledì 23 Marzo 2011
Un minuto con Dante
L'invocazione alle Muse
«Un minuto con Dante» prosegue con una nuova webcam del prof. Enzo Noris, che, questa volta, ci fa riflettere su altri versi dell'Alighieri, laddove si parla dell'invocazione alle Muse.
L'INVOCAZIONE ALLE MUSE
IF XXXII, 1 ss.
1 S'io avessi le rime aspre e chiocce,
2 come si converrebbe al tristo buco
3 sovra 'l qual pontan tutte l'altre rocce,
4 io premerei di mio concetto il suco
5 più pienamente; ma perch'io non l'abbo,
6 non sanza tema a dicer mi conduco;
7 ché non è impresa da pigliare a gabbo
8 discriver fondo a tutto l'universo,
9 né da lingua che chiami mamma o babbo.
10 Ma quelle donne aiutino il mio verso
11 ch'aiutaro Anfione a chiuder Tebe,
12 sì che dal fatto il dir non sia diverso.
L'inizio del canto XXXII, quello che descrive il Cocito il lago ghiacciato mantenuto tale dal continuo batter d'ali di Lucifero, contiene un'invocazione alle Muse, le divinità ispiratrici dei poeti, come avevamo visto all'inizio dell'Inferno, nel canto secondo. Per descrivere il fondo di tutto l'universo, là dove si concentra il massimo dell'odio e del male, occorre possedere un codice linguistico adeguato.
Occorrono rime aspre e chiocce, parole che riescano a cogliere il succo dei concetti, non una lingua infantile, da bambini. Dante teme di non essere in grado di affrontare un compito così arduo e conosce i limiti del suo linguaggio, per questo ha bisogno dell'aiuto delle Muse sì che dal fatto il dir non sia diverso. Il tema è quello dell'ineffabile, tema che ritroveremo soprattutto nella terza cantica, quella del Paradiso.
Per raccontare un'esperienza straordinaria occorre una lingua straordinaria, per questo Dante ricorrerà ad una serie di accorgimenti e di artifici linguistici come il recupero della tradizione comico-realistica, le onomatopee, i riferimenti zoomorfi e all'esperienza quotidiana. Camminando sulla superficie ghiacciata dell'Antenora, la zona del Cocito dove sono puniti i traditori della patria, Dante urta con i piedi la testa di un dannato: è Bocca degli Abati, il traditore di Montaperti, la battaglia che provocò conseguenze nefaste alla città di Firenze. L'identità di Bocca viene rivelata a tradimento da un compagno di pena: i traditori si tradiscono a vicenda.
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