Io, umile amico dei Papi
Monsignor Bonicelli si racconta

Dopo 62 anni di sacerdozio, 35 dei quali come vescovo, monsignor Gaetano Bonicelli apre la valigia della memoria. Un patrimonio di ricordi e riflessioni che parte da Vilminore di Scalve, dove nacque il 13 dicembre 1924, e percorre tutto il Novecento fino all'inizio del XXI Secolo.

Dopo 62 anni di sacerdozio, 35 dei quali come vescovo, monsignor Gaetano Bonicelli apre la valigia della memoria. Un patrimonio di ricordi e riflessioni che parte da Vilminore di Scalve, dove nacque il 13 dicembre 1924, e percorre tutto il Novecento fino all'inizio del XXI Secolo.

Una vita spesa per la Chiesa italiana, un percorso di fede che ha concesso all'arcivescovo di riempire la sua vita – sono parole sue – «con l'esperienza, unica, della conoscenza personale e di rapporti prolungati con i Sommi pontefici: una grazia che reputo tra i doni principali che il Signore mi ha fatto e di cui sarò gioiosamente riconoscente per tutta l'eternità».

 Il racconto è ora un libro (<+corsivo>I miei papi<+tondo>, Marcianum Press, 196 pagine, 19 euro), da pochi giorni in libreria, che sarà presentato venerdì alle 18 nella sala alabastro del centro congressi Giovanni XXIII, alla presenza dell'autore: all'incontro, introdotto dal presidente del Credito Bergamasco, Cesare Zonca, e coordinato da Giuseppe Lupi, parteciperanno il cardinale Giovanni Battista Re (Prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi), il giornalista Marco Roncalli.

Incarichi importanti, quelli di monsignor Bonicelli. Divenuto vescovo, Bonicelli ha retto per alcuni anni la diocesi suburbicaria di Albano Laziale, sotto la cui giurisdizione si trova anche Castel Gandolfo, dove i papi trascorrono le vacanze.

Nel 1981 Wojtyla lo nomina Ordinario militare d'Italia. Ricorda Bonicelli: «Una sera, dopo cena, mentre facevamo due passi nel parco, Giovanni Paolo II mi disse: "Mi hanno fatto il tuo nome per Ordinario militare". Mi sono messo a ridere, non è il mio temperamento, dico, non conosco niente di quel mondo lì. Il pontefice tacque a lungo, poi proseguì: "Vedi, quello che a me interessa sono i giovani. In Italia, sono più di 250 mila ogni anno i giovani che entrano nelle forze armate per la ferma militare. Quello mi importa: che ci sia qualcuno che li capisca e se ne faccia carico sul piano spirituale"». Un'intuizione di cui Giovanni Paolo II non si pentì mai: «Ricordo che negli anni mi ripeté più volte: "Hai visto Gaetano, che avevo ragione?"».

Nella valigia della memoria non poteva mancare Papa Giovanni. Giovanissimo, a poche settimane dall'ordinazione, nel luglio 1948, Bonicelli incontra Angelo Roncalli, allora nunzio apostolico a Parigi. L'occasione è il congresso eucaristico di plaga per la valle di Scalve, fissato a Vilminore: il vescovo di Bergamo chiede a Bonicelli di assicurare un buon numero di relatori e invitati «di peso». «Appena seppi che era tornato da Parigi, andai a colpo sicuro a Sotto il Monte. Qualcuno ad Almenno mi prestò una bicicletta con il motorino, ma fece cilecca, per cui arrivai fortunosamente a Camaitino con una tonaca letteralmente imbiancata dalla polvere. Appena mi vide con quella tenuta, mi chiese ridendo se studiavo da papa».

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