Cultura e Spettacoli
Mercoledì 24 Marzo 2010
Del 1° decennio resterà Magris
E tu che romanzo salveresti?
Inizia con un'intervista a Ermanno Paccagnini un'inchiesta de L'Eco su «cosa resterà di questi anni 0» appena conclusi. Lui salverebbe «Alla cieca» di Magris, ma tu che romanzo sceglieresti? Partecipa al nostro sondaggio.
«Cosa resterà degli Anni '80?». Tentiamo un primo bilancio con Ermanno Paccagnini, docente di Letteratura italiana contemporanea alla Cattolica di Milano, attivo recensore/scrutinatore di «vient de parâitre» (nuove uscite) sul più importante quotidiano nazionale.
Professor Paccagnini, ha scovato dei tesori nel decennio appena trascorso? “Capolavori veri non ne vedo. Posso pensare che sono usciti dei testi che sono i più rappresentativi di un autore. Metterei senz'altro, come uno dei risultati più alti del decennio, “Alla cieca” di Claudio Magris. Che mi pare abbia raggiunto piena maturità narrativa, come costruzione, temi, profondità. L'unico testo, credo, per cui ho utilizzato il termine “capolavoro”».
Caratteristiche del periodo?
«Un decennio curioso, in linea generale. Che si muove per voci che escono, magari scompaiono e ricompaiono. Notevole l'affacciarsi della giovane narrativa soprattutto meridionale, la più interessante, per certi aspetti. Napoli, per un certo periodo, produceva molto. Ma penso anche a Puglia, Basilicata, Sicilia... Forse le voci più sentite sono quelle dei giovani della Campania. Con un pericolo: appiattirsi sulla camorra. Perdendo smalto».
Il fenomeno «Gomorra»?
«Parlando di narrativa campana non pensavo a “Gomorra”. Che è fenomeno a se stante. Prima a non pensare a “Gomorra” come narrativa è stata la Mondadori. E' uscito nelle “Strade blu”, collana più di scrittura “testimoniale”. Un filone non tanto narrativo, piuttosto parallelo alla narrativa. Fermo restando che ci può essere un giornalismo capace di essere narrativo».
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