Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Lunedì 01 Marzo 2010
L'Arlecchino sbarca al Creberg
con la Compagnia del Sistina
Vedi documenti allegati
La fame, la paura, il freddo, il successo, i viaggi e il teatro coroneranno questo momento spettacolare; le canzoni, fra le più popolari del ‘500, e le coreografie faranno apparire e sparire questo gran carro di maschere che viaggia nella magia del teatro. Arlecchino, maschera per eccellenza tra le maschere, è quello che più ha entusiasmato ed entusiasma ancora la fantasia e l'immaginario dei bambini. Il costume così caleidoscopico e fosforescente che fa pensare subito alla gioia e alla spensieratezza, il carattere del servo burlone e sciocco, crasso e balordo, ma fondamentalmente buono, sono i suoi tratti distintivi che lo hanno reso e lo rendono così amato nel tempo.
Storicamente, la maschera sembra comparire per la prima volta in terra di Francia col nome di Zanni Arlecchino (“zanni “ era l'appellativo dato usualmente al “servo“, uno dei due personaggi fondamentali della Commedia dell'Arte, essendo l'altro il vecchiaccio ricco da burlare, al quale scucire soldi). Originariamente la sua parlata era bergamasca, ma si tramutò presto nella ben più dolce e orecchiabile parlata veneta, mai più abbandonata (soprattutto per merito di Carlo Goldoni che la canonizzò in pièces storiche come Arlecchino il servitore di due padroni).
Ed è ancora merito di Goldoni l'aver distillato la Commedia dell'Arte dandole una veste più sobria, matura, per trasformarla definitivamente in Commedia umana vera e propria. Lo stesso costume di Arlecchino, poi, subì un notevole cambiamento: da pezzi di stoffa colorata cuciti sulla casacca bianca caratteristica degli “zanni”, divenne un abito fatto a losanghe multicolori, o anche un abito sontuoso come quello indossato dall'Arlecchino della Compagnia del Sistina.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Documenti allegati
Ariel, Cassiodoro e il Notaio: Marco Marzocca arriva al Creberg