NanoArte, il critico Raimondi
alla «Sorbona» e a Melborune

Poco più di due anni fa, in occasione della manifestazione BergamoScienza, a Palazzo Frizzoni, sede del Comune di Bergamo, si inaugurava la mostra Nanoarte: vedere l’invisibile, ideata e curata da Stefano Raimondi con gli interventi, riuniti nell’omonimo catalogo di Piero Bianucci, Ugo Volli , Mauro Carbone, Antonello Negri, Kai Simons e il presidente per la Commissione Europea per le nanotecnologie Renzo Tomellini. Per la prima volta una serie di artisti internazionali veniva chiamato a raccolta, per condividere una ricerca basata sul rapporto arte e nanotecnologia.

I risultati furono sorprendenti: 6.000 visitatori in tre settimane, recensioni entusiastiche tanto da far meritare alla mostra una dettagliata analisi sulla rivista Nature, punto di riferimento della ricerca scientifica, e di essere poi ripetuta in altre sedi, da Torino a Imperia, diventando così anche un raro esempio di mostra a budget positivo.

La Nanoarte prende il via da Bergamo ed occupa rapidamente alcuni dei più prestigiosi musei ed eventi d’arte contemporanea, dalla mostra Design and the Elastic Mind al MOMA di New York, alla 2° Biennale di Siviglia.

I prossimi appuntamenti sono altrettanto importanti e internazionali; Giovedì 19 Novembre l’Università Sorbona di Parigi propone l’incontro From the art of nanometer to Nanoart e dal 26 Novembre, agli antipodi del globo, Melbourne ospiterà il ciclo di conferenze Re:live.

Il filo comune di tutti questi incontri è la partecipazione di Stefano Raimondi, critico e curatore bergamasco che ha dato il nome a questa ricerca e riunito gli artisti cha da tutto il mondo stavano lavorando con le nanotecnologie.

E’ lui stesso a dire che “L’arte contemporanea è ricca di sentieri ancora da tracciare, strade che spesso sono a fondo chiuso ma che altre volte aprono scenari inediti, capaci di attirare un pubblico curioso e numeroso ma non esclusivo. Credo che il successo della Nanoart risieda in questo: aver contaminato la ricerca scientifica più attuale e “rivoluzionaria” con la sensibilità di artisti che, in modo inconsapevole l’uno dall’altro, stavano cercando il mezzo migliore per esprimere il loro messaggio”.

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