PAOLO RUFFILLI Preparativi per la partenza Ed. Marsilio

Paolo Ruffilli è conosciuto soprattutto come poeta.

Ha vinto importanti premi in Italia e all’estero.

Con «Preparativi per la partenza» affronta la prosa inventiva per la prima volta.

Il libro contiene diciotto racconti che hanno come filo conduttore il paradosso, o meglio le ossessioni generate dal paradosso.

Nel primo racconto un capitano di lungo corso con mille esperienze marinare alle spalle, vive in una casa posta sulle pendici di un monte da cui si domina lo stupendo panorama del lago di Ginevra, in Svizzera.

L’assurdo accostamento Mari - Monti trova alla fine una ricomposizione dialettica singolare ma non assurda: il mare è di pietra e per non incorrere nelle punizioni del mare in tempesta, l’unico porto sicuro che somigli al mare sono le montagne!

Questa contrapposizione singolare che pone gli uomini di fronte al lato oscuro della loro coscienza facendogli fare un passo indietro, è una costante che domina la maggior parte dei racconti di Ruffilli.

Ne "Il rito propiziatorio" un uomo perde tutto al gioco, ma la sua famiglia non lo sa.

Era un uomo ricco, con un ingente patrimonio, aveva una moglie adorabile che gli voleva, a sua volta, molto bene.

Ma il demone del gioco non lo mollava.

Finito sul lastrico uccide la moglie nel sonno per evitarle la pena di scoprire che aveva liquidato le loro fortune al gioco.

Ne «Il libro e il tappo» uno scrittore perde l’uso della parola e si ritira in un eremo.

Senza l’uso della parola lo scrittore si sentiva imprigionato dentro il suo io, non poteva uscire da se stesso con il tramite delle parole.

Evidentemente il suo cervello si era oscurato a causa di qualche improvvisa ribellione.

Poi lentamente il ritorno della luce e una lunga e lenta riabilitazione per imparare a parlare una seconda volta.

Aveva finalmente, dopo nove mesi di tentativi, concepito una nuova vita.

Ne "Il giudice e l’ordalia" Ruffilli fa parlare un giudice a proposito delle difficoltà che incontra l’uomo nel cercare la verità.

Giudicare, sostiene il magistrato, è un atto di superbia estrema, la verità del delitto, per esempio, si basa quasi sempre su prove indiziarie; con l’attuale ordinamento giuridico non si arriverà mai a smascherare un solo colpevole.

Tanto vale allora fare ricorso all’ordalia, cioè al giudizio di Dio tanto diffuso nel Medioevo.

Un sistema folle e crudele ma che in quanto ai risultati non ha maggiori probabilità d’errore di un regolare processo indiziario moderno!

Scheda a cura di Lucio Klobas

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