Ne «sdolcinato», né «fiabesco»:
primo Natale di Papa Francesco

Né «sdolcinato» né «fiabesco» il primo Natale da Papa di Francesco, come si è snodato nelle sue tre tappe centrali: la messa della Notte di Natale in San Pietro è stata gremita da circa 10mila persone.

Né «sdolcinato» né «fiabesco» il primo Natale da Papa di Francesco, come si è snodato nelle sue tre tappe centrali: la messa della Notte di Natale in San Pietro gremita da circa 10mila persone, in cui il Pontefice ha disegnato le «luci e le ombre» di «un popolo in cammino»; il messaggio augurale «Urbi et Orbi», che ha messo insieme circa 70mila persone, che hanno ascoltato una forte meditazione papale sulla pace, l’impegno comune di credenti e non credenti per realizzarla, e la denuncia delle aree di conflitto mondiale.

Infine l’Angelus di giovedì 26 dicembre, con alcune migliaia di persone pronte a sfidare la pioggia per a seguire la riflessione papale sul vero senso del Natale, e ascoltare la sua richiesta che a livello civile si faccia qualcosa contro le discriminazioni e le violenze contro i cristiani in tutto il mondo.

I dati di ascolto televisivo in Italia segnalano un successo senza precedenti per il papa latinoamericano, la messa del 24 è stata seguita da 3,5 milioni di spettatori mentre la benedizione «Urbi et Orbi» da 4 milioni, benché i numeri in piazza non abbiano eguagliato quelli di precedenti analoghi incontri con lui o con i predecessori.

Preghiera e raccoglimento hanno dominato nella messa della notte di Natale, uno dei riti più impressivi della Chiesa cattolica che nel buio della notte ricapitola il corso della storia dell’uomo, fino alla nascita di Gesù. Clou della tre giorni di maratona natalizia resta il messaggio del 25 dicembre dalla Loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro.

La pace, ha rimarcato papa Bergoglio, non è solo «equilibrio di forze contrarie» che nasconde «contrasti e divisioni», ma impegno di tutti i giorni. I più indifesi nei conflitti hanno il volto dei bimbi, dei deboli, delle donne maltrattate. La pace può essere la risposta contro la tratta delle persone, i bimbi rapiti e costretti a fare il soldato, i cristiani perseguitati per la loro fede.

Il Papa ha innestato il suo messaggio sullo scacchiere di un mondo lacerato da conflitti: Siria, - dove soltanto negli ultimi dieci giorni ci sono stati 401 morti, tra cui 117 bimbi, a causa dei raid della aviazione - Medio oriente con Terra Santa e Iraq, - dove poco prima che il Papa parlasse, una autobomba ha causato una trentina di morti a Baghdad - ma anche tanta Africa, dalla Repubblica Centroafricana al Sud-Sudan, alla Nigeria.

E ancora Africa quando il pensiero va a quanti nel mondo lasciano case e Paesi per trovare dignità e protezione, e alle vittime di Lampedusa, che invece di aiuto e assistenza hanno trovato la morte. Papa Francesco ha impresso al messaggio uno stile di meditazione e preghiera, ha inserito pochi inserti a braccio, in particolare due, uno chiedendo anche ai non credenti di associarsi al «desiderio» di pace, se non è loro possibile associarsi alla preghiera per la pace, e un secondo, esortando a «non aver paura» che il «nostro cuore si commuova» desiderando la pace e contemplando la tenerezza di Dio e le sue carezze.

L’Angelus nella festa di santo Stefano, primo martire della Chiesa, ha infine fornito al Papa l’occasione di denunciare le violenze e persecuzioni contro i cristiani, sia nei Paesi che le realizzano apertamente, che nei «Paesi e culture» che tutelano diritti e libertà religiosa solo a parole.

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