«I miei incontri con Mandela»
Crippa: così il Sudafrica è rinato

Le prime elezioni senza Mandela si sono svolte in Sudafrica mercoledì scorso. Venticinque milioni le persone chiamate ai seggi, l’astensionismo sembra in crescita anche se l’African Nazional Congress avrà al maggioranza.

Le prime elezioni senza Mandela si sono svolte in Sudafrica mercoledì scorso. Venticinque milioni le persone chiamate ai seggi, l’astensionismo sembra in crescita anche se l’African Nazional Congress avrà al maggioranza.

La prime consultazioni democratiche avvennero il 27 aprile 1994 segnando la fine dell’apartheid durato nel Paese africano 45 anni. Giuseppe Crippa, console onorario di Bolivia in Bergamo, deputato per il Pci-Pds tra il 1987 e il 1992, ha seguito dalla seconda metà degli anni ’70, le vicende politiche del Sudafrica che ancora oggi frequenta.

Il racconto della sua esperienza non può non partire da Nelson Mandela e dalla storica giornata della partita in cui il Sudafrica vinse il campionato mondiale di rugby, narrata in Invictus, il film di Clint Eastwood. «Era il 24 giugno 1995 ed ero stato invitato dalla presidenza del Sudafrica alla partita; alla stadio l’atmosfera era incredibile con 60/70mila persone, un boeing sorvolò lo stadio con un rombo impressionante, con la scritta “Buona fortuna”. Ancora più straordinario Mandela che indossò il berrettino verde e la maglia numero 6 che simboleggiavano per i neri qualcosa da odiare profondamente, perché il rugby era lo sport dei bianchi. Il dopo partita si trasformò in una festa, una gioia collettiva per tutta notte. Ricordo il tassista, che mi riportava al mio alloggio. “Ma lei in una notte così mi chiede di farle pagare il taxi?” mi disse sorpreso».

Crippa aveva già incontrato Madiba: «Mandela fu liberato nel febbraio del 1990. In Italia venne il 25 maggio per partecipare a una grande manifestazione che si tenne a Roma; dopo il 1994 andai spesso in Sudafrica». Una personalità forte e magnetica: «Era dotato di uno speciale carisma, che toccava per la semplicità e, allo stesso tempo, per una nobiltà che incuteva rispetto. Dalla fine anni degli anni ’90 non ha più esercitato una grande influenza, anche indiretta, non tanto per ragioni d’età, ma di stile». Per capire l’interesse di Crippa per il Sudafrica si deve compiere un salto indietro nel tempo. «Tutto è nato casualmente intorno al 1978 quando in Italia non si parlava di apartheid e l’Anc era sconosciuto anche a sinistra. L’allora sindaco di Reggio Emilia, Ugo Benassi, organizzò la prima conferenza nazionale di solidarietà con i popoli dell’Africa australe a cui venne invitato il presidente dell’Anc Oliver Tambo che poi frequentai; il movimento di solidarietà nacque dopo la rivolta di Soweto e i massacri del 1976».

Crippa allora diventa presidente del Movimento liberazione e sviluppo (Molisv) che ospita a lungo nella sede di Roma Antony Mongalo, rappresentante internazionale dell’Anc, poi primo ambasciatore del nuovo Sudafrica. «Allora era un’attività quasi clandestina, c’erano omicidi di esponenti all’estero dell’Anc» ricorda Crippa. «In quegli anni il governo italiano era fortemente compromesso, mentre cresceva l’interesse dell’opinione pubblica». Crippa nel 1983 continua l’attività anche con l’Associazione dei parlamentari europei contro l’apartheid di cui è vicepresidente (nel 1994 diventa «per l’Africa»): «Si intensificò l’attività anche sul piano istituzionale; ci fu una grande manifestazione nel Natale 85 con 35 mila persone a Roma, la Rai fece un ponte radio con Desmond Tutu a Capetown. Molte iniziative parlamentari miravano soprattutto al disinvestimento bancario, inoltre dall’Italia venivano violati embargo e sanzioni internazionali con l’export illegale di armi e l’importazione di carbone».

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