Non poteva iniziare meglio di così il 2021 dell’Atalanta. Cinque gol rifilati al Sassuolo, squadra sorpresa del campionato, e subito dimenticato il pareggio deludente subito in rimonta dal Bologna due giorni prima di Natale. È tornata, finalmente, l’Atalanta che abbiamo imparato a conoscere nelle ultime quattro stagioni. Una squadra capace di segnare tanto, contro qualunque avversario, senza mai fermarsi. La sfida di domenica pomeriggio è stata totalmente dominata, grazie a un pressing asfissiante e a un reparto offensivo tornato a vivere un momento di grande forma. Tutto questo fa ben sperare, perché nelle scorse settimane vi abbiamo raccontato di un’Atalanta che stava cambiando modo di giocare, cercando di subire qualcosa in meno. Contemporaneamente, però, erano venuti a mancare i gol del reparto offensivo. Oggi Gasperini può tirare un sospiro di sollievo, perché la quadra sembra esser stata trovata: oggi quella nerazzurra è una formazione che concede poco, ma allo stesso tempo segna tanti gol. L’attacco dell’Atalanta è tornato e lo dicono i numeri. Ma cos’ha portato al calo che la squadra ha vissuto nella parte centrale del girone d’andata? Se n’è discusso parecchio, tra le fatiche della Champions League e la sosta per le nazionali. Facciamo parlare i dati, come sempre, per capire dove Zapata e compagni sono riusciti a crescere, ma soprattutto cos’è cambiato. Abbiamo confrontato i numeri in media delle sfide contro Sampdoria, Crotone, Inter, Spezia e Verona (le cinque partite giocate tra la prima e l’ultima dei giorni di Champions), con quelli delle partite contro Fiorentina, Juventus, Roma, Bologna e Sassuolo (le ultime cinque, giocate dopo la vittoria sul campo dell’Ajax). I numeri sono piuttosto sorprendenti.
Nelle cinque giocate a cavallo dei gironi di Champions, è arrivata solo una vittoria (Crotone), due pareggi (Inter e Spezia) e due sconfitte (Sampdoria e Verona). Gasperini ha sempre ripetuto che in queste partite la prestazione non è mai mancata e ha ragione, soprattutto per quanto riguarda la pressione messa agli avversari. Per esempio, i tocchi nella trequarti avversaria sono stati 244,2 a partita, di più rispetto ai 205,6 delle ultime cinque partite. Stesso discorso per i tocchi in area, che sono stati 35,6 nella parte centrale del girone d’andata e poi 33,2 da dopo l’Ajax. La squadra non è mancata nel dribbling: 12,6 riusciti a partita nelle cinque di campionato giocate durante i gironi di Champions, in calo a quota 10,6 da quando i gironi sono finiti. In diminuzione, seppur di poco, anche i dribbling, passati da 12,6 a 10,6.
Dati in peggioramento? No, semplicemente l’Atalanta è diventata più concreta e più lucida. Nonostante questo calo in statistiche importanti come i tocchi in zona offensiva, i passaggi chiave (cioè quei passaggi che portano al tiro di un compagno) e i dribbling riusciti, sono aumentati i gol. Non solo aumentati, ma più che triplicati. Contro Sampdoria, Crotone, Inter, Spezia e Verona, l’Atalanta ha segnato una media di 0,8 reti a partita. Contro Fiorentina, Juventus, Roma, Bologna e Sassuolo è salita quota 3.
Gol più che triplicati nonostante i tiri a partita siano aumentati di poco, dai 15,2 nelle partite di campionato giocate a cavallo dei giorni di Champions ai 17 delle ultime cinque, così come i tiri in porta, cresciuti da 4,2 a 6,6. Anche gli xG non hanno visto un’impennata così clamorosa: si è passati da 1,7 a 2 a partita. Il dato però è limpido: si è passati da 0,8 gol segnati con 1,7 xG creati, a 3 gol segnati con 2 xG creati.
Quindi, probabilmente, la fatica della Champions League non era solo un alibi. L’Atalanta non è mai mancata nella prestazione, come sottolineava Gasperini, mancava di lucidità in zona gol e quella lucidità spesso dipende dalle energie fisiche e soprattutto mentali a disposizione. Quelle energie sono mancate in campionato, perché destinate a quelle sei partite internazionali che hanno lanciato i nerazzurri tra le migliori sedici d’Europa. Ora che le ha ritrovate, senza l’impegno continentale, l’Atalanta è tornata una macchina da gol.