L’Atalanta vince da grande, ma non è ancora grande. Il problema del centrocampo: il mediano serve subito

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Le grandi squadre vincono così, hanno detto i commentatori di Dazn nei secondi finali della partita. Vero, verissimo. Le grandi squadre sanno vincere le partite che meriterebbero di pareggiare, se non di perdere. Dunque il Torino gioca meglio, molto meglio, ma perde. L’Atalanta gioca maluccio, ma vince. Se vogliamo ragionarci su, occorre mettere giù i bicchieri del brindisi ai primi tre punti della stagione, e cercare di essere razionali e freddi, perché l’Atalanta che torna da Torino non è un’Atalanta senza problemi, e guai se il risultato li mascherasse troppo. Andiamo per reparti.

Il portiere: bene

Musso sembra già una sicurezza. Molto bene tra i pali: parate non difficilissime, ma efficaci e senza sbavature. Ottimo con i piedi: il livello è quello di Gollini, se non oltre. Da rivedere quell’uscita nel secondo tempo, ma è uno dei rischi fisiologici del gioco di Gasperini: il portiere partecipa al gioco, dunque può anche capitare che si trovi faccia a faccia col centravanti. Ha rischiato il rosso? Sì. Era da rosso? No.

La difesa: ottimo Palomino

Qualcuno lo dava in partenza, invece Palomino è stato per distacco il migliore in campo del reparto. Netta, la differenza di condizione tra chi ha smesso di giocare a fine maggio e chi ha avuto impegni internazionali con le Nazionali. Djimsiti è una certezza, e la condizione arriverà di sicuro. Aspettiamo Demiral, di certo non al meglio né fisicamente né tecnicamente nel modulo di Gasp. Siamo solo alla prima, il ragazzo si farà, come si fece Romero a suo tempo. Nel complesso, bene così.

L’attacco: a secco

Attenzione. A secco non nel senso di gol, ma nel senso di rifornimenti commestibili. Bene Muriel per il gol, bene Piccoli per il gol, ma per il resto non è stata la solita Atalanta. Ilicic non è ancora in forma, e si vede che questo precampionato da “separato in casa” e successivamente da titolare ritrovato lo ha condizionato. Crescerà, non può che crescere, sempre ammesso che resti veramente fino a fine mercato. Malinovskyi è lontanissimo da una condizione accettabile, in più giocare a sinistra di certo lo penalizza dal punto di vista della pericolosità al tiro. Ora si porrà il tema di Piccoli: vale davvero la pena darlo via? Ovvio che una valutazione su di lui vada fatta in senso generale, indipendentemente dal gol di Torino. Ma è chiaro che il gol ne rafforza la posizione. Resta il fatto che in assoluto è stata un’Atalanta slegata, diversa dal solito. E qui arriviamo al vero nocciolo del discorso.

Il centrocampo, nota dolente

Meno male che almeno Freuler rientrerà e contribuirà a dare al centrocampo dell’Atalanta almeno la sua parte di fosforo. Perché è chiaro che, almeno con questo livello di condizione, Pasalic (che ha “salvato” la sua prestazione con un assist clamoroso) e Pessina - come largamente previsto da quasi tutti - non possono garantire il lavoro di de Roon e Freuler. Magari meglio di così sì, ma non sono due alternative. Sono due adattamenti faticosi, che peraltro privano la squadra del contributo dei due venti metri più avanti. Quel che andiamo dicendo da ormai due anni, insomma, urge sempre di più: il vice de Roon. E qui non si può non rimarcare ulteriormente come l’atteggiamento sul mercato sia stato ondivago. Se c’erano i soldi, perché non prendere Koopmeiners dopo settimane e settimane di trattative? E se non c’era la disponibilità di un investimento pesante, perché soffermarsi a lungo su un giocatore per il quale servivano 18-20 milioni? Tanto valeva andare subito su un nome meno costoso, come quelli che girano ora: Thorsby, forse preferito da Gasperini, o Amrabat, forse preferito dalla società, o Nandez, che peraltro avrebbe dalla sua anche una discreta versatilità. Resta il fatto che stavolta è andata bene, il Torino meritava molto di più e si è ritrovato a zero. L’Atalanta è in rodaggio – molto in rodaggio – e porta a casa tre punti. Ma se non ci facciamo condizionare dal risultato, il giudizio dev’essere quantomeno sospeso. E questo centrocampista “vice de Roon” va portato a Bergamo, prima che diventi una figura mitologica.