Tre punti: quello che serviva. Su tutto il resto, sulla partita, sulla prestazione, sulle occasioni... non c’è tantissimo da dire. Serviva vincere, mettere altri tre punti nella corsa alla Champions, tenere invariate le distanze dalle avversarie. Missione compiuta senza troppi patemi, anche perché il Benevento, più che una squadra che gioca alla morte, è sembrato ormai rassegnato alla morte calcistica, alla retrocessione in serie B. Qualche spunto di riflessione, comunque, c’è.
1. Sabato a Genova
Sabato, a Genova, servirà quella faccia un po’ così. Quella di chi ha fretta di chiudere la pratica. Perché anzitutto i conti: vincendo a Genova, tutto il resto sarà noia. Sarà noia la partita delle 18 tra Inter e Juventus, il cui risultato sarà a quel punto ininfluente. La qualificazione alla Champions sarà solo un problema di Pirlo, non più di Gasperini. Se la suderanno loro, se ce la faranno, perché all’Atalanta basterà passare sul campo di Marassi, dove troverà un Genoa che a Bologna s’è conquistato la salvezza. Quindi, ovviamente, non sarà una partita semplice. Ma meglio un Genoa salvo che un Genoa ancora virtualmente in bilico, dunque bisognoso di mettere il sigillo aritmetico sulla salvezza. Ancora tre punti, insomma, e anche lo scontro diretto contro il Milan sarà pura accademia, speriamo pure passerella di quello che magari si sarà conquistato pochi giorni prima. I conti sono questi.
2. La squadra
Di positivo, oltre ai tre punti, c’è che la squadra esce indenne da un’altra partita. Niente infortuni, con Toloi che sta rientrando. Non è un dettaglio, quando mancano partite determinanti e Gasperini, lo si vede, effettua la sua rotazione scientifica senza mai sgarrare. Gli sforzi sono centellinati, misurati con la chiara intenzione di arrivare in fondo centrando gli obiettivi. Il primo, anzitutto: la terza Champions consecutiva. E poi quella meravigliosa ciliegina sulla torta che sarebbe la Coppa Italia, da strappare alla Juventus.
3. Miranchuk e Pasalic ok
Ultimo spunto per Miranchuk e Pasalic, che stanno dando segnali di crescita. Il talento di Miranchuk lo si è sempre visto, ma l’atteggiamento e la convinzione ora sembrano diversi. Ora sembra che Miranchuk non giochi «solamente» ascoltando piedi e talento, ma giochi anche sapendo cosa si fa nel calcio di Gasperini. La sensazione è che nella prossima stagione spazio e ruolo saranno molto più da protagonista. Poi Pasalic. Le ultime non erano state positive, e anche Gasperini lo aveva fatto notare. Il piglio con cui è entrato in campo col Benevento fa capire che il pungolo ha fatto effetto, e il gol non potrà che fargli bene per le ultime tre partite, e certamente anche per il futuro.
4. La Juventus
L’Atalanta per forza un occhio alla Juventus lo deve dedicare. Dato che i bianconeri vivono di alti e bassi, benissimo che abbiano vinto sul campo del Sassuolo. Perché una sconfitta, col conseguente ulteriore allontanamento della qualificazione Champions, avrebbe lasciato a Pirlo una sola ultima spiaggia: vincere la Coppa Italia. E dunque l’Atalanta si sarebbe di sicuro trovata di fronte una Juventus col coltello fra i denti. Se invece la Juve si sente un po’ più a posto, un po’ meno ferita, magari nella finale di mercoledì prossimo potrà incappare in un’altra di quelle giornate negative che l’hanno cacciata nei guai in cui si trova. Difficile che capiti, perché poi i campioni diventano «cannibali» nelle finali, ma questa Juve è sull’ottovolante da inizio stagione. Se sta in alto prima della finale, è sicuramente meglio.