Tutte le vittorie sono importanti. Anzitutto, per la classifica. Tre punti dopo la Champions, contro una squadra che da sempre dà fastidio all’Atalanta, non sono mai scontati. Questi sono diventati facili perché l’Atalanta ha impattato sulla partita sapendo andare oltre i suoi problemi di formazione, dettati soprattutto dall’assenza contemporanea di Hateboer e Gosens - infortunati - e Maehle, cui Gasperini ha dato parziale riposo. Cinquantacinque punti in attesa che giochino le altre - scriviamo con il match finito da pochi attimi - sono un bel punto di partenza per la domenica, e per la sosta, che servirà a caricare gambe e testa in vista del rush finale, che comincerà con l’Udinese e una partita che potrebbe avere, più o meno, lo stesso spartito di questa: da un lato tantissime motivazioni, dall’altro una squadra di fatto salva e di certo fuori dai giochi europei. Saranno le partite che, da qui alla fine, sarà vietatissimo sbagliare. Andiamo per punti, al solito.
1. La tattica
Lasceremo agli analisti di Corner il compito di spiegarci, dati alla mano, i risvolti di questa scelta di Gasperini. Qui ci limitiamo ad accogliere con favore la svolta «elastica» dell’allenatore. Quando gli eventi sono più forti di te, conviene adattarsi anziché forzare la mano per adattare a te la realtà. Questo si sarebbe fatto confermando il consueto schema tattico e adattando giocatori al consueto schema, ponendoli fuori ruolo per «inventarsi» esterni non volendo - così si è capito dalla scelta di Gasp - schierare il giovane Ruggeri. Con il 4-2-3-1 scelto in partenza, Gasperini ha accettato il rischio di un cambio tattico, mettendosi da un lato l’incognita della novità di schema, ma dall’altro dando ai giocatori la certezza del loro specifico ruolo. Esemplari le parole di Malinovskyi a fine primo tempo: «Il mio lavoro è rimasto lo stesso». La mossa ha pagato - certo, al netto di una prestazione del Verona abbastanza «leggera» - ma è il principio che conta: sembrava irrinunciabile per Gasperini, invece stavolta il tecnico ha messo un po’ di sano realismo davanti a tutto. L’esperimento va promosso, non solo per il risultato.
2. I portieri
Ha giocato Gollini, e la sua partita è fondamentalmente ingiudicabile, al di là di una bella parata nella ripresa. Contano le parole dell’allenatore, nella conferenza stampa della vigilia: «Sono sempre e solo scelte tecniche». Non ha negato gli screzi di cui si è vociferato, ma ha parlato di scelte tecniche a prescindere dal resto. E meno male, verrebbe da dire. Va ragionata però più in profondità la situazione dei portieri, e domandarsi soprattutto - lui in primis - se questa alternanza, pensata per creare competizione e dunque alzare il livello delle prestazioni, in questa stagione stia pagando. Entrambi i portieri hanno alternato buone prestazioni ed errori. Certo, macroscopico quello di Sportiello a Madrid, ma non avevano convinto, in precedenza, anche le prestazioni di Gollini con Lazio e Real, all’andata. Gasperini, con tempistica discutibile, ha già fatto intendere che il mercato può essere una chiave per migliorare il reparto dei portieri. Da capire, però, quanto costerebbe alla società migliorare in porta. Gollini oggi ha un valore su Transfermarkt stimato sui 17 milioni. Valore realistico. Per migliorare, ragionevolmente, occorrerebbe un investimento pesante. Magari anche non oltre i 17... Perin, che notoriamente piace a Gasperini, oggi ne vale «solo» 7. Ma ci domandiamo: data la crescita di Gollini, non varrebbe la pena puntare decisamente su di lui, mettendolo tranquillo da una competizione che forse soffre, e destinare risorse economiche ad altri reparti che certamente, date anche le carte d’identità dei giocatori, andranno rinforzati? Questo tema ci accompagnerà, di sicuro, nei prossimi mesi. Intanto bene, comunque, che Gollini sia tornato in porta: significa prima di tutto che, se mai c’era un problema, è rientrato.
3. Miranchuk titolare
Bella mossa di Gasp. Era ora, verrebbe da dire. E vale la pena insistere. Non che Miranchuk abbia impressionato particolarmente. Però occorrerà insistere su di lui, per capire davvero che giocatore è, se e quanto potrà essere parte dell’Atalanta del futuro. Quel che sembrava saper fare meno - la pressione sugli avversari - nel primo tempo l’ha fatto anche con discreto impegno. Vale per lui il discorso che si fa spesso per Ilicic: ci si aspetta sempre il colpo ad effetto, consci come siamo del suo potenziale tecnico. Promossa la mossa di schierarlo dal primo minuto, occorrerà insistere nel dargli spazio che lo aiuti a crescere, forse anche in autostima «dentro» il gruppo.
4. Kovalenko, benvenuto
Infine, due righe di benvenuto a Viktor Kovalenko, che sembra aver finalmente finito il suo periodo di «car avanzato» a Zingonia e ha messo piede in campo. Il ragionamento è il medesimo appena proposto per Miranchuk: va visto, per capirne il potenziale ruolo nell’Atalanta del futuro. Se Gasperini l’ha messo non sarà solo per il timbro del cartellino, ma perché l’avrà ritenuto ora pronto per il primo step con la squadra. Da Verona solo notizie positive. Buona sosta a tutti, ma prima, alle 18, parliamo di Atalanta su Clubhouse al link qui sotto.
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