Impressionante, caso mai fosse ancora possibile impressionarsi per questa Atalanta. Ma non troviamo una parola diversa per definire la forza che questa squadra ha saputo mettere in campo a Benevento. Perché nessuna partita è mai facile: bisogna renderle facili. Ma il Benevento, con 21 punti in classifica, aveva dimostrato di essere più di una neopromossa in cerca di gloria: era una partita alla quale fare attenzione, probabilmente la più insidiosa - anche perché giocata fuori casa (per quel che conta ormai...) e su un campo zuppo - della serie di partite abbordabili. Mancano ancora Genoa e il recupero con l’Udinese, prima di Milan e Lazio. Ecco perché è importante fare bottino pieno sfruttando il calendario, ed ecco perché Benevento era forse la partita in cui il tasso di rischio di lasciare qualcosa sul terreno era più alto. Ma niente: l’Atalanta è come uno schiacciasassi, e ha avuto al bravura - e insieme magari un pizzico di fortuna - di chiuderla proprio quando il Benevento l’aveva pareggiata e sembrava credere alla possibilità di tirare un brutto scherzo all’Atalanta. Andiamo per punti, annotando che in attesa delle altre partite l’Atalanta ha sgomitato fino al quarto posto (3 punti in più dell’anno scorso), che significa Champions League.
1. Ilicic, basta la parola
Josip Ilicic lo conosciamo. Eppure, 150 giorni fa il suo nome era solo al centro di un tormentone che era diventato insopportabile: cosa ha Ilicic? Sembrano anni fa, eppure è solo una manciata di mesi. Il mistero per la sua assenza, la ricerca spasmodica di «segni» sui social, il giubilo solo nel rivederne l’auto nel parcheggio di Zingonia. E poi la pazienza necessaria per aspettarlo, fino all’improvvisa accensione della luce. Che si è accesa proprio quando sembrava che Gasperini stesse finendo le dosi supplementari di pazienza. Il resto, lo si è visto sul campo nelle ultime partite: Ilicic è tornato ai livelli di Valencia, e per l’Atalanta, nel momento della «perdita» di Gomez, è una notizia straordinaria.
2. I quindici titolari
Tanti capitoli si potrebbero dedicare a tanti giocatori. A Muriel, anzitutto. Ma rischieremmo solo di peccare di ripetitività. Quel che piace è che l’impatto di Muriel sulle partite in corso può diventare «contagioso». Perché benissimo è entrato Malinovskyi, bene è entrato anche Maehle. Sarebbe curioso rivedere De Paoli nella posizione centrale in cui l’ha inserito Gasperini nel finale di Benevento. E capire, perciò, se per l’ex doriano questo esperimento significa una possibilità in più per non lasciare Bergamo nel mercato di gennaio.
3. L’assenza di Gomez
In tutto questo, l’Atalanta sta facendo meraviglie senza il giocatore che fino a un mese abbondante fa pareva assolutamente imprescindibile. Non intendiamo tornare sul tema, ma sottolineare una volta di più quando dentro questo capolavoro ce ne sia uno ulteriore: ammortizzare talmente bene un colpo così pesante, al punto da rimbalzare più in alto del punto di partenza. Non solo tecnicamente, ma anche mentalmente: l’assenza di Gomez non solo non ha nuociuto, ma col massimo rispetto per tutti sembra quasi aver giovato alla squadra, che appare più libera, più sciolta. Questo significa che quando Gasperini aveva deciso di cambiare, al di là della vicenda «disciplinare», aveva fatto la giusta prognosi, e aveva in mano la giusta diagnosi. Ci si è arrivati con un passaggio traumatico, ma prima viene l’Atalanta. E se l’Atalanta vince, va bene così.
4. La Coppa Italia
Prima del Genoa, ci sarà il Cagliari al Gewiss, giovedì sera (nell’assurdo orario delle 21,15... fra un po’ si giocherà in seconda serata...). E la Coppa Italia è una grandissima occasione per tentare di alzare un trofeo, e prendere la scorciatoia per l’Europa. Il tabellone è un assist importante: la Coppa Italia va trattata come campionato e Champions. Semmai a snobbarla potrà essere il Cagliari...