di Andrea Spolti
Cari amici di Corner, mi presento a voi come uno di voi, uno che come voi ha l’Atalanta nel cuore. Mi chiamo Andrea Spolti, e da 13 anni sono in giro per il mondo a coltivare il mio sogno di musicista, con un Master in pianoforte all’Università delle Hawaii, e una carriera che mi ha portato ad esibirmi in tutto il mondo: Korea, Cina, Malesia, Qatar, America, Emirati Arabi, Filippine, Thailandia, Oman, Australia e Singapore, tanto per citarne alcuni.
Cosa ho imparato in questo mio lungo peregrinare? Che la cosa che mi rende davvero italiano sono le mie radici, il che per me significa Atalanta, Atalanta e ancora Atalanta. Ho 47 anni e mio papà ha iniziato a portarmi allo stadio con lui quando giocavano ancora Vavassori, Rocca, Scala, Mei, Marchetti e tutti questi eroi della mia infanzia. Come per voi, l’Atalanta non è solo la squadra del cuore, ma parte della nostra vita e dei nostri affetti più cari. E così, dopo che l’Atalanta ha battuto la Juve 3-0 sono andato a dormire alle 5 del mattino ora della Thailandia, dove vivo al momento. Anziché addormentarmi però, ho iniziato a sentire una melodia nella mia testa, come se qualcuno me la stesse canticchiando nell’orecchio in maniera martellante. Mi sono dovuto alzare, e trovato il primo foglio di carta disponibile (la partitura della Sesta Sinfonia di Tschaikovsky da me acquistata a Seoul, tra le cose che ho di più care), ho semplicemente trascritto ciò che avevo sentito, musica e testo, per paura di dimenticarmelo al risveglio. So che questo potrà sembrarvi un po’ folle, ma è la pura verità.
E siccome chi scrive non ha paura di essere considerato un po’ folle ho deciso di raccontare tutta la verità e nient’altro che la verità. Il giorno dopo, al risveglio, quando sono andato a rivedermi quello che avevo scritto, con mia enorme sorpresa una farfalla nerazzurra è entrata nel mio studio… Così è nato questo «Inno Atalanta 2019» che proprio per questi motivi non considero «mio».
Mi sono quindi rivolto a Simone Francesco Liconti, tenore professionista anche lui bergamasco e di «fede» atalantina, al momento in tournée negli Emirati Arabi e in Oman con la «Carmen» di Bizet. La scelta è stata naturale in quanto siamo amici di vecchia data, fin dai tempi dell’oratorio delle Grazie, a Bergamo. Alla mia proposta, Simone non ha esitato neppure per un istante, accogliendo la richiesta con fervore ed entusiasmo, ma siccome era in partenza per il tour abbiamo dovuto trovare uno studio in tutta fretta per registrare la sua voce. «Non appena Andrea mi ha mandato la musica - racconta Simone - l’ho guardata e ho capito da subito che non si trattava di una semplice canzone ma di un inno vero e proprio di prim’ordine. È come fosse stato composto da un autentico operista del ‘900 con melodie suggestive e accattivanti. E poi, scritto perfettamente per una voce come la mia. In poco tempo, mettendomi al piano, ho subito trovato i colori e le dinamiche giuste per cantarlo con l’energia e la baldanza di un ragazzino».
Questo è il nostro omaggio alla Dea, che vi proponiamo sperando possa toccare le corde del vostro cuore, così come è stato per noi, e non vi nascondiamo nemmeno che speriamo che l’Atalanta possa prenderlo in considerazione come inno ufficiale. È un sogno, ce ne rendiamo perfettamente conto, ma speriamo che con il vostro contributo, che potrete dare votando il sondaggio aperto sulla pagina Facebook di Corner, possa diventare una realtà. Non per Simone o per me, ma per tutti quelli che come noi amano l’Atalanta.