Dall’inviato
Kharkiv
Di riffa o di raffa siamo arrivati tutti. Alla fine saranno 500 (chi più chi meno) i bergamaschi stasera sugli spalti del Metallist Stadium a provare a spingere l’Atalanta verso l’impresa di Champions. Un viaggio lungo 2.200 chilometri per inseguire un sogno e sfidare anche quel freddo che si sente ben più di quanto possa indicare la colonnina di mercurio. Perché di suo un grado è anche sopportabile, se non fosse che da queste parti si sente di più: nota bene, sarebbe comunque la temperatura di mezzogiorno.
Anche per questo di bergamaschi in giro per le strade di Kharkiv ce ne sono pochini, vuoi per la temperatura vuoi perché la città di suo non è che offra granché. Francamente è bruttarella e triste assai, un paio di strade commerciali e lei, Ploscad Svobody, la grande piazza della libertà, la sesta più grande del mondo: 120mila metri quadri di spianata in linea con la città. Triste. Ma baricentrica, e alla fine i pullman di tutti sono arrivati qui da dove alle 18 si riparte direzione stadio.
Riassunto delle migrazioni precedenti. Il pullman che ha lasciato l’aeroporto di Kiev nel tardo pomeriggio di martedì è arrivato a destinazione con la sua trentina di occupanti verso le 1,30 di mercoledì dopo 7 ore di Ucraina coast to coast su strade non proprio bellissime e una discreta nebbia. Quella che ha costretto il volo Lot da Varsavia a Kharkiv a dirottare sulla capitale ucraina. Chi è rimasto a pernottare a Kiev, una quindicina di persone, ha invece provato l’ebbrezza delle ferrovie ucraine: 4 ore e 45 minuti destinazione Kharkiv in mezzo al nulla più nulla del nulla. Alle 11,30 il gruppo ha varcato la soglia della monumentale stazione centrale.
Ma la vera notizia è che oggi non c’è la nebbia, il che ha permesso il rapido atterraggio dei voli dei tifosi attesi per mercoledì. Il primo è stato il charter da Malpensa organizzato da Ovet e partito alle 7,20: alle 11,15 ucraine è atterrato all’aeroporto di Kharkiv. Tempo un’ora e i tifosi si stavano già aggirando per le vie della città a cercare qualcosa da fare, qualcosa da mangiare o semplicemente qualcosa visto l’ambientino. Il charter della curva Nord è invece decollato da Orio con 189 persone intorno alle 8 toccando terra quattro ore dopo: i tifosi si sono spostati in massa in alcuni pub attendendo l’inizio della partita, guardati a distanza dalle forze dell’ordine, decisamente molto discrete. L’obiettivo è arrivare allo stadio in corteo, come da canoni ultras: poco meno di 4 chilometri a piedi o tre fermate di metropolitana. Dove prima c’è da passare un controllo ai varchi degno di una frontiera ai tempi della cortina di ferro.
A chiudere il cerchio, e i conti, altre 150 persone che in Ucraina ci sono arrivate in totale autonomia: le prime partenze già venerdì da Orio con voli Ryanair per Vilnius, ma c’è chi ha dato prova delle proprie abilità su Skyscanner per arrivare fin qui con scali ovunque, da Minsk a Varsavia o altre località dell’Est Europa. Tutto per arrivare a Kharkiv e accompagnare l’Atalanta in un sogno. Dall’altra parte lo Shakhtar, in esilio dalla non lontanissima Donetsk, zona di guerra come ricorda anche la presenza pressoché costante dell’esercito nelle città ucraine, a Kiev come nella stessa Kharkiv. Un motivo in più per tornare a parlare solo di calcio stasera.