Cronaca / Bergamo Città
Sabato 20 Febbraio 2016
Zika, prima italiana incinta contagiata
«Ho perso mio figlio». Allerta sugli aerei
«Sarebbe dovuto nascere il giorno dell’Immacolata, a Verona. Non ne ha avuto il tempo: Zika è stato più veloce». Lo racconta Sofia, italiana trasferitasi per un periodo in Brasile, a Natal, in un’intervista a Repubblica. Negli aeroporti intanto proseguono le misure di prevenzione col operazioni di pulizia e «disinsettazione».
«A marzo ho scoperto di essere incinta. Un inizio di gravidanza difficile ma normale. Fino a quando non sono arrivate quelle bolle. Una mattina me le sono trovate su tutto il corpo. Ero all’inizio del terzo mese, mi sono spaventata», racconta la donna. «Ho chiamato la mia ginecologa di Natal. Al telefono mi ha detto: ’Stai tranquilla, dovrebbe essere il nuovo virus, si chiama Zika’. Dopo tre giorni era scomparso tutto, sono tornata alla normalità».
«Dalle visite successive ho scoperto che era un maschio. ’Va tutto bene’, mi dicevano i medici durante i controlli. L’ho chiamato Pietro da subito», prosegue la donna. Ad agosto, tornata in Italia, è arrivato il primo allarme per la crescita sotto la media del feto. Poi a settembre una risonanza magnetica ha evidenziato che «il suo cervello era pieno di cisti. Era come se un tarlo si fosse mangiato i suoi tessuti. Mi hanno spiegato che non avrebbe potuto vedere, sentire. E nemmeno parlare».A quel punto i medici «non hanno deciso niente. Mi hanno lasciata sola. Domandavo se il mio bambino sarebbe stato un vegetale, se aveva speranze di vita. Nessuno si sbilanciava. Ma mi hanno fatto capire che sarebbe stato meglio abortire. A quel punto però ero al settimo mese. ’In Italia non possiamo’, hanno detto. Poi, quasi di nascosto, mi hanno dato un foglio con l’indirizzo del Centro clinico universitario di Lubiana, in Slovenia», dice Sofia.
«Quando sono arrivata, il 12 ottobre, è stata istituita una commissione medica per me. In Italia, niente di tutto questo. Ma si sono accorti che Pietro nel frattempo aveva smesso di muoversi. Sono stata indotta al parto il 15 ottobre, il suo cuore non batteva più. I suoi tessuti li ho donati alla ricerca. Un mese più tardi mi hanno mandato risultati dell’autopsia: nel suo cervello hanno trovato, per la prima volta in Europa, il virus Zika».
Nel frattempo resta l’allerta negli aeroporti. Come già reso noto nei giorni scorsi, l’Sos lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sulla possibile diffusione a livello globale del virus, ha fatto sì che l’Icao (International civil aviation organization) diramasse una comunicazione a livello internazionale sulla questione, recepita da Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) e dal ministero della Salute italiano, che a loro volta hanno diramato una circolare di misura preventiva con cui si esortavano tutte le compagnie aeree (sia passeggeri che courier) a provvedere alle operazioni di «disinsettazione» degli aeromobili.
Tradotto, si tratta di una forma di prevenzione per evitare che le uova delle zanzare possano arrivare a proliferare all’interno degli stessi aerei. Le operazioni verranno eseguite da aziende specializzate: nel momento in cui il singolo velivolo viene sottoposto al trattamento, a bordo vengono immesse delle sostanze apposite, l’aereo viene sigillato e, dopo averlo arieggiato, può tornare operativo. L’iter, con indicazione delle relative procedure da adottare, è seguito in ciascun aeroporto dall’Usmaf, l’Ufficio di sanità aerea e marittima di frontiera del Ministero della Salute: in collaborazione con il relativo ufficio di competenza ogni compagnia si organizzerà per ottemperare alla richiesta.
Una volta eseguite le operazioni di disinsettazione, alle compagnie aeree verrà rilasciato un apposito certificato. La richiesta è pervenuta anche alle compagnie aeree che operano all’aeroporto di Orio al Serio, nonostante dallo scalo bergamasco non vengano effettuati voli diretti verso le zone considerate a rischio (Sudamerica e Caraibi). È bene specificare che si tratta di una misura, per l’appunto, di carattere preventivo e che non ci sono conseguenze di alcun tipo per il traffico aereo, per i passeggeri e per la sicurezza degli stessi a bordo degli aeromobili.
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