Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 20 Novembre 2015
«WhatsApp: da sabato si paga»
È una bufala, non preoccupatevi
Una vecchia catena ha ripreso a circolare su WhatsApp avvertendo gli utenti che «da sabato» (non si sa di quale mese e anno) i messaggi saranno a pagamento. Una bufala in piena regola, ma molti utenti ci stanno cascando.
Il messaggio è piuttosto articolato e a un occhio inesperto potrebbe apparire credibile, anche se è scritto in un italiano un po’ traballante: «Sabato mattina WhatsApp diventerà a pagamento! – si legge –. Se hai almeno venti contatti manda questo messaggio a loro. Così risulterà che sei un utilizzatore assiduo e il tuo logo diventerà blu e resterà gratuito (ne hanno parlato al tg). WhatsApp costerà 0,01 € al messaggio. Mandalo a dieci persone».
Il testo della catena prosegue citando addirittura i «direttori» di WhatsApp: «Salve, siamo Andy e Jonh, i direttori di WhatsApp. Qualche mese fa vi abbiamo avvertito che da quest’estate WhatsApp non sarebbe stato più gratuito; noi facciamo sempre ciò che diciamo, infatti le comunichiamo che da oggi WhatsApp avrà il costo di 1 euro al mese. Se vuole continuare ad utilizzare il suo account gratuitamente invii questo messaggio a 20 contatti nella sua rubrica, se lo farà, le arriverà un sms dal numero: 123#57 e le comunicheranno che WhatsApp per lei è gratis! Grazie.... e se non ci credete controllate voi stessi sul nostro sito (www.whatsapp.com). Arrivederci».
La bufala sta circolando ormai da tempo su WhatsApp e periodicamente ricompare sugli smartphone, così come tanti altri falsi messaggi, finti appelli e notizie inventate. Come fermarli? Per ora non esiste un metodo sicuro al 100%, ma con un po’ di attenzione gli utenti possono ridurre notevolmente la diffusione delle bufale in rete. La regola numero 1, quando si riceve un messaggio curioso sullo smartphone o si legge su Facebook una notizia apparentemente «sensazionale», è non farsi prendere dalla fretta di condividerli subito con tutti i propri contatti.
È preferibile collegarsi prima a Google e digitare nel motore di ricerca qualche parola chiave del messaggio sospetto, nel caso specifico «whatsapp», «pagamento» e «sabato», magari accompagnati dalla parola «bufala». Se si tratta di un finto appello compariranno decine di articoli di giornali e siti specializzati che l’hanno già smentito. A quel punto, con la certezza di essere incappati in una bufala, bisogna interrompere la catena e non condividerlo con nessuno.
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