Voleva combattere l’Isis
A 53 anni bergamasco muore in Siria

Giovanni Asperti, manager di Ponteranica, 53 anni, ai familiari aveva fatto credere di essere partito, a fine luglio, per un viaggio di lavoro su una piattaforma petrolifera del Kuwait.

Poi le lettere in cui svelava la sua reale intenzione: arruolarsi nello Ypg (Yekîneyên Parastina Gel, Unità di protezione popolare), l’esercito dei combattenti curdi che da 4 anni è impegnato in una lotta senza quartiere contro lo Stato Islamico nel Nord della Siria.

Il 7 dicembre a Derik, al confine con la Turchia, Giovanni Asperti è morto «martirizzato da uno sfortunato incidente», informa il sito ufficiale di Ypg, dove il 53enne compare in mimetica e «con un’espressione che non è la sua», confida chi lo conosceva bene. È la prima vittima italiana sul fronte siriano contro Daesh. La Farnesina si sta occupando del caso. Lascia la moglie, una figlia di 14 anni e un figlio di 13.

Il bergamasco era conosciuto sul campo con il nome di battaglia di «Hiwa Bosco». La notizia del decesso di Asperti è stata annunciata dallo Ypg, le Unità di protezione popolare, sul loro sito dove hanno pubblicato anche la sua foto in tenuta militare. In seguito, la sua morte è stata confermata dalla Farnesina, specificando che il consolato d’Italia a Erbil sta seguendo il caso con la massima attenzione ed è in contatto con i familiari per prestare loro ogni possibile assistenza.

I miliziani dello Ypg conducono ormai da quattro anni una guerra senza quartiere contro i jihadisti dello Stato islamico, nel nord della Siria. E grazie al sostegno degli americani, principalmente attraverso i raid aerei, hanno dato un contributo decisivo alla cacciata dei terroristi dalla gran parte dei territori che erano finiti sotto il controllo del «Califfato», a partire da Kobane e Raqqa. Inseguendo il sogno, insieme con altre fazioni curde presenti anche in Turchia e Iraq, di un Kurdistan unito e indipendente.

Alla loro lotta si sono uniti anche molti stranieri, come appunto Giovanni Francesco Asperti, che però ne è rimasto vittima. Le poche informazioni fornite dai curdi, al momento, fanno pensare che non sia morto in combattimento.

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