Covid, la commemorazione al cimitero, in Cattedrale e al Bosco della Memoria. Fico: «Cancellata una generazione». Foto e video

Le iniziative La Giornata nazionale in ricordo delle vittime della pandemia con la visita a Bergamo del presidente della Camera, Roberto Fico. Nel pomeriggio la presentazione del libro «La memoria e il domani». Guarda le nostre dirette Fb, gallery fotografiche e approfondimenti.

Per celebrare la seconda Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di Coronavirus, il Comune e la Diocesi di Bergamo hanno predisposto un fitto calendario di eventi per condividere il ricordo di chi è stato strappato ai propri cari. Gli eventi previsti in mattinata hanno visto la presenza del presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico e delle autorità (la partecipazione era possibile solo su invito).


Fico: «Qui a Bergamo è stata cancellata una generazione»

«Ognuno ha fatto la sua parte, a partire dai sanitari, soprattutto per proteggere i più deboli.Qui è stata cancellata una generazione, le radici di tutti noi. Oggi è il momento del nostro dolore, ma serve avere la forza di non dimenticare e la capacità di far sì che quello che è successo non sia stato invano. È oggi giusto parlare dei limiti che ci sono stati e di cosa non ha funzionato per ripensare la sanità». Lo ha detto il presidente della Camera Roberto Fico, intervenuto a Bergamo per ricordare le vittime del Covid a 2 anni dal passaggio dei camion militari che portavano via le bare con i morti.

La mattinata

A rappresentare l’amministrazione comunale il vicesindaco di Bergamo Sergio Gandi. Il primo cittadino Giorgio Gori è infatti risultato positivo al Covid-19, con sintomi lievi. Alle 10.30 al cimitero monumentale di Bergamo, è stata deposta la corona di fiori alla lapide in memoria delle vittime di Covid-19. A latere, la mostra fotografica «Primavera», scatti realizzati da Lorenzo Zelaschi durante il lockdown affiancati a quelli inediti del personale del campo santo, realizzati in quei giorni dolorosi del 2020.

Il presidente Fico è arrivato al cimitero e ha deposto una corona di fiori sulle note de «Il Silenzio». Con Fico, il vicesindaco di Bergamo, Sergio Gandi e il prefetto di Bergamo Enrico Ricci.Di grande emozione le parole di Ernesto Olivero, incise sulla stele-monumento per gli oltre 6 mila bergamaschi strappati ai loro cari dal virus nei terribili primi mesi del 2020, e lette a voce alta nel momento del ricordo: «Tu ci sei e sei il respiro di quanti in questi giorni non hanno più respiro. Tu ci sei, sei lì, per farli respirare per sempre. Sembra una speranza, ma è di più di una speranza: è la certezza del tuo amore senza limiti».

Il presidente della Camera Fico al cimitero di Bergamo

Il video al Cimitero di Bergamo

Il concerto in Cattedrale

Alle 11, nella cattedrale di Sant’Alessandro, Città Alta, si è svolta la prima esecuzione assoluta del brano «Lumen Christi» scritto dal compositore Torsten Rasch e dedicato a Bergamo, con la Curia diocesana di Bergamo, Conservatorio Gaetano Donizetti, associazione Canticum Novum. Presenti il vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi insieme alle autorità istituzionali del territorio.

«L’ispirazione di Rasch nasce proprio dai giorni più difficili della pandemia per la nostra Comunità: nella primavera 2020, la partecipazione emotiva del Compositore di Dresda alla drammatica vicenda della nostra città ha dato vita alla melodia che state per ascoltare - ha spiegato Sergio Gandi, vicesindaco di Bergamo -. E sono onorato che il lungo lavoro del Coro Canticum Novum e della sua direttrice d’orchestra, del Conservatorio Donizetti e di tanti illustri Maestri e Musicisti che oggi sono qui con noi, ci consenta di poter assistere all’esecuzione di quest’opera nella nostra Cattedrale, messa gentilmente a disposizione dalla Diocesi e dal suo Vescovo Francesco, che ringrazio di cuore per essere costantemente vicino alla nostra Comunità».

«Con noi, in questa occasione, anche l’Ambasciatore Viktor Elbling, che tengo particolarmente a ringraziare, anche a nome del nostro sindaco Gori, che come sapete oggi non è potuto essere con noi ed al quale mando un caloroso saluto ed augurio di pronta guarigione. L’ambasciatore è stato molto vicino alla nostra città, è stato in visita a Palazzo Frizzoni nell’estate del 2020, subito dopo la conclusione della prima dolorosa ondata di covid19, a dimostrazione di un legame che la nostra città ha costruito in questi anni con la Germania e la popolazione tedesca. Proprio in queste settimane lavoriamo ad un gemellaggio con la città di Ludwigsburg, con la quale stiamo costruendo un Consiglio Comunale dei giovani che possa delineare la visione post pandemica delle nostre due città».

In Cattedrale

Al Bosco della Memoria

Dopo le 12 le celebrazioni sono proseguite al Bosco della Memoria alla Trucca, dove è stata svelata l’installazione «Indistinti Confini» del maestro Giuseppe Penone, opera donata dalla Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti onlus. «Dobbiamo imparare da quello che è successo per cambiare tante cose nel Paese, investendo nella sanità territoriale e nella rete dei medici di base, la sanità pubblica e il pilastro della nostra democrazia» ha detto Fico prima dell’inizio della cerimonia alla Trucca.

«In questa giornata dedicata alla commemorazione delle vittime del Covid – a due anni dall’inizio della pandemia – ci ritroviamo nel luogo in cui abbiamo scelto di far crescere un Bosco, il Bosco della Memoria, come opera viva, a perenne ricordo delle migliaia di donne e uomini della nostra terra che hanno perso la vita a causa del virus - ha detto il vicesindaco Gandi, leggendo il discorso che il primo cittadino Gori aveva preparato per questa occasione -. Fu la prima ondata, nei mesi di marzo e aprile del 2020, a mietere la maggior parte delle vittime a Bergamo e nella sua provincia, mentre fortunatamente – grazie anche all’altissima partecipazione dei cittadini alla campagna vaccinale – in tutte le successive ondate la curva epidemiologica è rimasta qui più bassa che nel resto d’Italia. Credo abbia contribuito anche la consapevolezza circa i rischi del contagio, purtroppo acquisita ad un prezzo altissimo.

«Fu la prima ondata, nei mesi di marzo e aprile del 2020, a mietere la maggior parte delle vittime a Bergamo e nella sua provincia, mentre fortunatamente – grazie anche all’altissima partecipazione dei cittadini alla campagna vaccinale – in tutte le successive ondate la curva epidemiologica è rimasta qui più bassa che nel resto d’Italia».

«“Ne siamo quasi fuori”, ci siamo detti più volte in questi due anni, ogni volta riponendo in queste parole la nostra speranza di riguadagnare, finalmente, la libertà di comportamenti che abbiamo dovuto sacrificare a causa della pandemia; e ogni volta era certamente più vero, che ne fossimo “quasi fuori”, grazie innanzitutto ai vaccini. E tuttavia non è ancora del tutto e definitivamente vero, come ci dicono i dati degli ultimi giorni, e dobbiamo dunque rimandare il momento del sollievo e mantenere vive le cautele - ha continuato Gandi -. Ripercorrere questi due anni significa innanzitutto ricordare le tante persone care che abbiamo perduto a causa dell’epidemia, 7.250 complessivamente nella provincia di Bergamo in base ai rilevamenti dell’Istat, di cui però solo 4mila “ufficiali”, a sottolineare ancora una volta la distanza tra le statistiche che derivano dalle diagnosi effettuate attraverso i tamponi – per lungo tempo insufficienti – e la triste realtà dei fatti».

A loro è dedicato il Bosco della Memoria: «I più erano anziani, donne e uomini di una generazione che il Covid ha decimato, privandoci improvvisamente della loro saggezza e del loro affetto. Ma quanti giovani, pure, sono caduti. A tutti loro va il nostro ricordo commosso. Ma non solo a loro: il film di questi due anni ci riporta alla mente il lavoro instancabile e coraggioso dei medici, degli infermieri e del personale sanitario, negli ospedali come sul territorio; la solitudine degli ospiti delle case di riposo e di tanti nonni, per mesi privi del conforto di una visita; il disagio dei ragazzi costretti alla didattica a distanza e la fatica dei loro insegnanti; la precarietà economica che ha fatto irruzione nella vita di tante famiglie; le difficoltà delle imprese, gli alti e bassi delle curve epidemiologiche, i diversi colori delle regioni, i DPCM e le ordinanze a disciplinare ogni dettaglio della nostra esistenza sociale - tutto questo».

Gandi prosegue: «Ed altro però, ancora: la generosità operosa dei volontari, le tante forme di solidarietà prestata e ricevuta, tra cui quella delle città verso cui andavano i camion militari immortalati dalle immagini a cui dobbiamo questa ricorrenza, il 18 marzo; la forza morale che questa comunità ha mostrato nel momento dell’emergenza più viva, la sua capacità di reazione, il dolore che appena possibile si è trasfigurato in nuova operosità». Il vicesindaco ha parlato anche degli ultimi mesi: «Possiamo riconoscere che il piano vaccinale del Governo e delle Regioni, combinandosi con il Greenpass, ha davvero consentito al nostro Paese di ripartire e a tutti noi di tornare al lavoro e di ritrovare la gran parte delle nostre abitudini, tra cui la possibilità di frequentare i luoghi della cultura. Abbiamo così potuto guardare al futuro con occhi diversi. Fino a poche settimane fa, prima che dall’estremo limite orientale dell’Europa emergesse una nuova e grave fonte di preoccupazione, abbiamo sperato di metterci alle spalle la sensazione di incertezza e di precarietà che a lungo ci ha accompagnato come un’eco della deflagrazione che avevamo conosciuto nella primavera di due anni or sono. Oggi è impossibile parlarne senza fare i conti con la guerra. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha bruscamente precipitato il mondo in una diversa ma altrettanto viva situazione di apprensione».

«La nuova emergenza tende a mettere quasi in secondo piano i temi sanitari che per due anni hanno monopolizzato le prime pagine dei giornali. Speriamo che sia per poco, speriamo che la diplomazia apra rapidamente la strada ad un cessate il fuoco, e che deposte le armi sia possibile ricostruire un processo di pace duratura».

Covid e guerra finiscono così per mescolarsi «nei nostri pensieri. La nuova emergenza tende a mettere quasi in secondo piano i temi sanitari che per due anni hanno monopolizzato le prime pagine dei giornali. Speriamo che sia per poco, speriamo che la diplomazia apra rapidamente la strada ad un cessate il fuoco, e che deposte le armi sia possibile ricostruire un processo di pace duratura. Oggi ricordiamo e onoriamo le vittime di un nemico senza volto. Nel farlo ci è difficile non pensare ad altre vittime, soldati e civili altrettanto innocenti, falciati in queste ore dalle armi di un nemico che invece ha un volto e una precisa responsabilità di fronte alla storia. A loro va il nostro abbraccio, ai loro cari, con il medesimo affetto che abbiamo riservato ai nostri morti».
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Anche il presidente Fico ha preso la parola al Bosco della Memoria: «Nessuno, in Italia e nel mondo, potrà mai dimenticare quella dolorosa sequenza, che rese tutti consapevoli della gravità e della violenza dell’emergenza che il nostro Paese stava attraversando - ha detto -. Il senso di questa Giornata sta anzitutto nel ricordare le troppe persone che hanno perso la vita a causa del Covid e nel ribadire ai loro cari la solidarietà delle Istituzioni e del Paese. E diciamo grazie a medici e infermieri, che con abnegazione, professionalità e generosità, sono rimasti in prima linea e hanno lavorato senza sosta e continuano a lavorare al servizio della comunità. Sono state oltre 460 le vittime tra gli operatori sanitari».

«Diciamo grazie a medici e infermieri, che con abnegazione, professionalità e generosità, sono rimasti in prima linea e hanno lavorato senza sosta e continuano a lavorare al servizio della comunità. Sono state oltre 460 le vittime tra gli operatori sanitari»

«Gli ultimi due sono stati anni difficili per il nostro Paese che, di fronte all’emergenza, ha reagito con coraggio e senso di comunità. La campagna vaccinale e le altre misure di prevenzione, unitamente all’impegno di tutti i cittadini, hanno progressivamente ridotto, in Italia ed in quasi tutto il mondo, le conseguenze più gravi del contagio sulla salute e hanno consentito così al Paese di ripartire.Dobbiamo fare tesoro degli insegnamenti e degli errori, e quindi rafforzare il Sistema sanitario nazionale, ammodernandolo e garantendone effettivamente la natura universale. A questo scopo è, per un verso, urgente potenziare il sistema ospedaliero, aumentando il numero di posti letto in rapporto agli abitanti; ed occorre, per altro verso, completarlo con una rete di assistenza di prossimità attraverso la medicina territoriale e le cure domiciliari».

Il focus è sulla sanità: «L’obiettivo deve essere, in coerenza con la Costituzione, quello di assicurare un accesso effettivo di tutta la popolazione – in ogni parte del territorio nazionale – alle cure sanitarie e sociosanitarie, attraverso la definizione di standard qualitativi e quantitativi uniformi. La pandemia ci ha inoltre confermato quanto sia importante aumentare gli investimenti per la ricerca nell’ambito della salute. Questi interventi sono necessari non solo per rispondere alle future situazioni di emergenza ma soprattutto per assicurare livelli di assistenza adeguati per tutti i cittadini».

Fico: «Al centro l’assistenza sanitaria»

«Oltre 30 miliardi di euro sono infatti destinati al potenziamento e alla creazione di strutture e presidi territoriali, al rafforzamento dell’assistenza domiciliare, allo sviluppo della telemedicina, all’ammodernamento delle attrezzatture per diagnosi e cura, ad una migliore capacità di erogazione e monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza, alla ricerca scientifica in ambito sanitario - ha continuato Fico -. Confermo oggi l’impegno della Camera e di tutte le Istituzioni per un’attuazione tempestiva e rigorosa del PNRR. Un impegno - reso ancora più cruciale dagli effetti della crisi prodotta dalla guerra in Ucraina – che non sarà tuttavia sufficiente se non dimostreremo di aver appreso la lezione più grande che discende dalla pandemia: l’importanza del senso di comunità e di coesione. La consapevolezza che nessuno si salva da solo di fronte alle emergenze».

«Il Bosco della Memoria un monumero vivo»

Il vicesindaco Sergio Gandi ha mostrato il Bosco della Memoria: «Come vedete, è ancora in via di allestimento e proprio alla vostra destra, a qualche decina di metri da noi, potete vedere l’area nella quale è in corso la piantumazione della restante parte dei 750 tra alberi e arbusti di cui il “bosco” si compone, uno per ciascuna vittima del covid19 della nostra città. Seguirà poi la realizzazione dei percorsi pedonali, per arrivare entro il 18 marzo del prossimo anno – quando la nostra città sarà con Brescia Capitale italiana della Cultura – a farne un vero e proprio Memoriale dedicato alle vittime della pandemia».

«Lungo questo percorso, ad un certo punto, è accaduta una cosa che non avevamo previsto - ha raccontato -. È accaduto che una persona speciale – la marchesa Giovanna Sacchetti -, che alcuni anni or sono ha dato vita ad un’istituzione altrettanto speciale – la Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti -, ha voluto fare un grande dono alla nostra città, si è rivolta al Sindaco - che me lo ha raccontato - e l’ha dedicato proprio alla memoria delle vittime del Covid ed alla speranza che tutti noi condividiamo».

Si tratta di un’opera d’arte di grande valore, realizzata dal Maestro Giuseppe Penone, uno dei più importanti scultori italiani contemporanei, un’artista apprezzato in tutto il mondo. L’opera si intitola “Indistinti confini” e comprende una grande scultura in marmo di Carrara, il cui titolo è “Anatomia”, e la corona naturale che la cinge, composta da 80 betulle dell’Himalaya la cui corteccia bianca dialoga col bianco del marmo.

La celebrazione della vita che sovrasta la morte e che fluisce accomunando tutte le espressioni della natura, da quella umana al mondo vegetale e minerale.

«Le venature del marmo – lo vedrete – richiamano quelle che trasportano la linfa lungo i tronchi e i rami degli alberi, e così il sistema circolatorio di un corpo umano, attraverso il quale scorre la vita - spiega Gandi -. Questo dunque ci è sembrato che il titolo “Indistinti confini” volesse significare: la celebrazione della vita che sovrasta la morte e che fluisce accomunando tutte le espressioni della natura, da quella umana al mondo vegetale e minerale».

Gandi aggiunge: «Tra l’altro – ci scuserà se lo rendiamo pubblico – non paga della donazione dell’opera, la Marchesa Sacchetti ha ritenuto che i fatti degli ultimi giorni sollecitassero una speciale attenzione anche nei confronti delle vittime della guerra in Ucraina. E ha voluto fare dunque un’altra donazione, anche questa molto generosa, dedicata alla cura dei profughi che stanno arrivando nella nostra città. Le siamo quindi doppiamente grati».

«Esiste una Luce che va oltre la vita terrena»

«Chiediamo che Gesù si ricordi di ciascuno dei nostri defunti: esiste una Luce che va oltre la vita terrena, questa non è un’illusione» ha ricordato il vicario generale della diocesi di Bergamo, monsignor Davide Pelucchi, durante il ricordo delle vittime della pandemia nella Messa pomeridiana al Cimitero monumentale. Monsignor Pelucchi ha voluto ricordare anche le vittime di tutte le guerre con un pensiero all’attualità del conflitto in Ucraina. Alla cerimonia, in rappresentanza dell’amministrazione comunali erano presenti Giacomo Angeloni, l’assessore ai Servizi cimiteriali, Ferruccio Rota, presidente del Consiglio comunale di Bergamo.

La memoria e lo sguardo al domani alla Carrara

È stata una vera e propria narrazione la presentazione del libro «La memoria e il domani» scritto dalla giornalista de «L’Eco di Bergamo» Fabiana Tinaglia nel pomeriggio all’Accademia Carrara. Il Circolo dei narratori ha letto alcuni stralci del libro di Humanitas Gavazzeni «Il coraggio e la memoria», pezzi di storie portate nei Centri per la terza età da cui si sono sviluppate le rielaborazioni di memoria. Dopo i saluti istituzionali, i narratori hanno ripreso la parola e hanno narrato le storie del nuovo libro.

Ascolta i podcast con le storie di Bergamo:

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Alle 20.45, alla sala civica della cooperativa Città Alta «Il Circolino», il giornalista Gigi Riva presenta «Il più crudele dei mesi», libro dedicato alle vittime di Nembro.

Intanto il coordinamento bergamasco per il Diritto alla Salute «Dico32» e il Tavolo della Salute Bergamo si dissocia dalle commemorazioni ufficiali e chiede «verità e giustizia. La nostra memoria va insistentemente a questa strage che ci assilla, ci inquieta e ci pone gravi interrogativi».

La giornata attraverso le fotografie di Yuri Colleoni

La giornata di commemorazione a Bergamo

Bergamo non dimentica e ricorda le vittime del Covid.

Yuri Colleoni

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