Violenze in casa, denunce in calo: -56,3%
«Ma esiste il sommerso. Chiedete aiuto»

Il dato percentuale, freddo, in sé sarebbe anche confortante: le denunce di violenze domestiche, a marzo e aprile di quest’anno, sono diminuite del 56,3% rispetto agli stessi due mesi del 2019.

Peccato che - a sentire gli operatori del settore - dietro questo calo ci sarebbe soprattutto l’aumento della paura da parte delle vittime, bloccate tra le mura domestiche per via dell’emergenza virus, in balia di compagni o mariti violenti e nell’impossibilità anche fisica di ritagliarsi un momento di tempo per fare una telefonata, alle forze dell’ordine nei casi più urgenti o ai centri antiviolenza - che sono sempre rimasti regolarmente operativi nonostante l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 - per chiedere consigli e supporti concreti.

Emblematico in tal senso l’omicidio di Viviana Caglioni, morta in ospedale lo scorso 6 aprile, una settimana dopo le violenze subite tra le mura domestiche da parte del compagno Cristian Locatelli, come ha ricostruito la Squadra mobile della questura che lo ha arrestato. L’anno scorso, a marzo e aprile, non c’erano stati omicidi, benché sulla carta le denunce fossero molte di più. Tra il 1° marzo e il 26 aprile di quest’anno le forze dell’ordine di tutta la Bergamasca hanno registrato soltanto - si fa per dire, visto che ogni singolo episodio cela una storia di dolore - 45 denunce di violenza domestica (vale a dire minacce, lesioni, maltrattamenti e percosse), a fronte dei 103 casi dello stesso periodo di un anno fa. Ciò significa - sostengono gli operatori del settore - che le violenze ci sono lo stesso, anche pesanti, e che molte volte non vengono denunciate per l’impossibilità della vittima di prendere contatti con forze dell’ordine o centri antiviolenza.

«Quest’ultimo caso nasconde anche una situazione di grande solitudine - evidenzia Cinzia Mancadori, responsabile dello sportello donna di Sirio -, con il compagno violento e la mamma che lo ha continuato a coprire. Noi continuiamo a dire alle donne che subiscono violenza, soprattutto in questo periodo di quarantena, di cercare comunque di denunciare e far sentire la propria voce».

Durante l’emergenza coronavirus non solo polizia e carabinieri hanno registrato un netto calo delle denunce, ma anche gli stessi centri che raccolgono le grida d’allarme delle donne bergamasche hanno riportato un netto calo delle telefonate. «A fronte di una o due telefonate ogni giorno, come avveniva fino a febbraio - aggiunge l’operatrice -, siamo scesi a una chiamata ogni quattro giorni nel clou dell’emergenza. Nell’ultima settimana abbiamo registrato una ripresa, con 6 telefonate, la metà delle quali trasformate nelle cosiddette “prese in carico” dei casi.

L’emergenza Covid-19 ha impattato molto anche su questo settore: in particolare nelle valli, zone particolarmente provate dall’epidemia, e meno in pianura, si è registrato un calo dei contatti. Purtroppo questo non significa che i casi di violenza siano diminuiti, anzi». Sul fronte dei dati, il calo del 56,3% delle denunce per violenze domestiche è in realtà basso rispetto alla diminuzione - nettissima - delle denunce per lesioni dolose in genere, passate dalle 176 di marzo-aprile 2019 alle sole 5 degli ultimi due mesi di quest’anno, con una riduzione che sfiora il cento per cento e che è pari a meno 97,2%.

«Il fatto che negli ultimi due mesi ci sia stato questo omicidio, mentre negli stessi due mesi di un anno fa non si era arrivati a casi così estremi, è una riprova che le violenze domestiche purtroppo permangono, a Bergamo e provincia, nonostante i casi denunciati siano, per il momento, meno della metà rispetto allo scorso anno - sottolinea il questore Maurizio Auriemma -. In tutto il 2019 a livello nazionale era stata ammazzata una donna ogni tre giorni. Quest’anno siamo già arrivati a 23 delitti, di cui gli ultimi quattro nel mese di aprile e tre di questi in Lombardia, compreso l’omicidio della nostra Viviana Caglioni. Il fenomeno è dunque ancora purtroppo molto presente, con una donna uccisa ogni cinque giorni. L’attenzione verso il tema della violenza domestica - conclude il capo della polizia di Bergamo - deve essere costante e non attirare i riflettori soltanto quando si arriva a episodi estremi come gli omicidi».

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