Vigili del fuoco volontari, vita dura
Regole assurde per arruolarsi

Per comprendere in un istante la situazione bastano due cifre: un milione e mezzo e seimila. Il primo è il numero di vigili del fuoco volontari della Germania, il secondo quello dell’Italia. Per non parlare degli Stati Uniti, dove i volontari sono due milioni.

L’Italia è dunque il fanalino di coda del mondo, ma non perché manchi il desiderio di mettersi in gioco per aiutare il prossimo come pompiere: le richieste di nuovi arruolamenti ci sono. Ma devono scontrarsi con le normative che - guardacaso - nel nostro Paese tendono a contrastare in ogni modo anche il settore del volontariato. Il principale nemico dei vigili del fuoco volontari è infatti la burocrazia: il Decreto del Presidente della Repubblica che regola l’attività dei volontari prevede infatti, per esempio, il pagamento di una somma pari a quasi 450 euro per la visita iniziale.

«Un’assurdità - spiega Rolando Fagioli, per vent’anni comandante del distaccamento di Treviglio dei vigili del fuoco volontari e ora vicepresidente italiano dell’associazione nazionale -: chi vuole entrare è disincentivato in tutti i modi, perché è ovvio che nessuno vorrebbe impegnarsi a fare il volontario iniziando con lo scontrarsi con una spesa del genere. E non è l’unico ostacolo: per poter conseguire la patente di guida dei nostri mezzi, va seguito un corso che dura un mese e che deve essere svolto in orari lavorativi, senza alcun genere di rimborso da parte del ministero dell’Interno, che è il nostro interlocutore. Quindi l’aspirante volontario dovrebbe mettersi in ferie per un mese per fare la patente».

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