Cronaca / Bergamo Città
Martedì 10 Marzo 2020
Versamenti di denaro, pizze e posti letto
Ecco la Bergamo che non molla e aiuta
Brontolona, diffidente, chiusa, pronta a impaurirsi non appena si deraglia dallo status quo . Eppure, quando scatta un’emergenza, Bergamo si rimbocca puntualmente le maniche, apre cuore e portafogli, presta gratuitamente i suoi muscoli. Si mette a disposizione.
Il coronavirus sta facendo piazza pulita delle ragnatele appese al soffitto della nostra sicurezza, portandoci una guerra invisibile nel giardino di casa. Ma ha anche riscoperchiato lo spirito di solidarietà e di altruismo dei bergamaschi.
Ne sanno qualcosa nei nostri ospedali, dove stanno piovendo sostanziose donazioni di aziende e di privati. Ne sanno qualcosa i comuni più colpiti, dove arrivano offerte di aiuto e dove si è messa in moto quella rete di supporti e di volontariato che vanno dalla consegna a domicilio della spesa per chi è in quarantena al passaggio in auto, all’accudimento dei genitori anziani di figli lontani che avrebbero problemi a entrare in zona arancione.
Le donazioni al Papa Giovanni
Sul conto corrente (IT75Z0569611100000008001X73 - Codice Swift: PosoIT22; causale donazione Covid-19), che l’ospedale Papa Giovanni ha aperto nei giorni scorsi per far fronte alle spese legate all’emergenza, stanno arrivando numerosi bonifici. La Foppapedretti ha versato 50 mila euro. «In famiglia abbiamo deciso all’unanimità, a nome dell’azienda - spiega il presidente Luciano Bonetti -. In questo momento di grande difficoltà abbiamo deciso di aiutare, per quanto ci è possibile, chi è in prima linea nella battaglia contro il coronavirus. Speriamo si mobilitino in molti».
Altri 50 mila euro li ha stanziati la Fondazione Creberg: 20 mila andranno al Papa Giovanni, altrettanti all’ospedale Bolognini di Seriate - «per acquisto di forniture e/o prestazioni in reazione alle attività di cura», si legge in una nota stampa - e 10 mila alla Fondazione ricerche Ospedale Maggiore di Bergamo «quale supporto alla ricerca».
Sono centinaia i contatti giunti al personale dell’ospedale Papa Giovanni: tutta gente che ha annunciato aiuti. Ditte come la Elettrompianti srl, club di tifosi come quello degli Amici dell’Atalanta di Mozzo, persino uno studio legale cinese che ha una sede a Bergamo e un anonimo da Londra che vuole spedire gel e salviette igienizzanti. E poi tanti cittadini, che hanno chiamato pure il centralino del nostro giornale per capire come potevano essere d’aiuto agli ospedali.
«I medici sono i nostri eroi e volevamo testimoniare loro la nostra solidarietà», raccontano Stefano Chiarla e Fulvio Rizzi, titolari della Italian Optic, società che gestisce diversi negozi di ottica in provincia. «E siccome anche gli eroi hanno bisogno di mangiare - continuano i due -, ecco che abbiamo deciso di far arrivare, con l’apporto della pizzeria “Betha 09”, dieci pizze ogni sera al pronto soccorso dell’ospedale di Ponte San Pietro. Anche un piccolo gesto può servire a ringraziare queste meravigliose persone, questi “angeli”».
Le camere offerte gratuitamente
Sono medici e infermieri in prima linea e a rischio contagio, quelli in cima ai pensieri della gente desiderosa di aiutare. Massimo Arnoldi, titolare del bed&breakfast La Rocca a Grassobbio, offre gratuitamente due camere al personale sanitario che arriverà di rinforzo da altre province. «Ne ho 4 di camere e le cederei volentieri tutte a medici e infermieri per offrire loro un punto d’appoggio. Ma - ammette - alcuni bagni sono in comune ed è bene, in questo periodo, evitare affollamenti. La posizione è strategica, a due chilometri dall’ospedale di Seriate e a 7 dal Papa Giovanni. Lavoro con gente che orbita attorno all’aeroporto, tipo hostess, piloti, viaggiatori che devono prendere l’aereo la mattina presto. Le prenotazioni sono state annullate e così mi ritrovo con la struttura vuota. Intendiamoci, non sono un super eroe: sinceramente non avrei rinunciato alle camere vendute. Ma siccome sono vuote, perché non destinarle gratis a gente che viene ad aiutarci?».
Sulla stessa onda di generosità c’è Elena Arezio, insegnante di italiano che intende mettere a disposizione di medici e infermieri in arrivo da altre zone la mansarda della sua abitazione a Fontana, località a tre chilometri dal Papa Giovanni. «Mi immagino che questo personale, costretto a lavorare in emergenza, avrà poco tempo per cercarsi un appartamento e stipulare atti burocratici. Così, ecco che offro la mia mansarda gratuitamente. La casa è grande, io e mio figlio abitiamo ai piani di sotto. So che, venendo ad abitare gente a contatto con pazienti contagiati, io e mio figlio rischiamo a nostra volta il contagio. Ma è un rischio che abbiamo deciso di correre. Perché, poi, il coronavirus, lo si può prendere anche andando a fare la spesa al supermercato, no?».
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