Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 27 Gennaio 2020
Vendite irregolari di immobili pignorati
Otto indagati, anche due avvocati
Le accuse sono di peculato e turbativa d’asta, tre le ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla Fiamme gialle di Bergamo nei confronti di due avvocati e di un uomo di etnia rom. Nel mirino la vendita giudiziaria di beni immobili pignorati: in tutto sono otto le persone indagate dalla Procura di Bergamo.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bergamo hanno eseguito un’ordinanza che dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti di due avvocati che operano nella Bergamasca e gli arresti domiciliari di un uomo di etnia rom. Otto complessivamente gli indagati accusati a vario titolo di peculato, turbata libertà degli incanti e abuso d’ufficio per fatti riferiti alla gestione, la custodia e la vendita di immobili pignorati. A uno degli indagati è stato contestato anche lo sfruttamento della prostituzione e, in concorso con altra persona, l’accesso abusivo alla banca dati dell’Anagrafe tributaria.
Il provvedimento di arresto, firmato dal gip del Tribunale di Bergamo Federica Gaudino, su richiesta dei sostituti procuratori Fabrizio Gaverini e Silvia Marchina, è stato emesso nell’ambito di un’indagine condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bergamo, in collaborazione con la sezione di Polizia giudiziaria, aliquota Guardia di Finanza.
L’attività investigativa è nata da una denuncia presentata dal rappresentante legale dell’Istituto di Vendite giudiziarie Srl di Bergamo per presunte irregolarità di due avvocati, delegati dal giudice dell’esecuzione alla vendita di immobili pignorati.
«I predetti professionisti vengono erroneamente indicati quali “delegati dal giudice dell’esecuzione alla vendita di immobili pignorati”, ancorché non siano affatto riconducibili all’Ufficio giudiziario, in quanto collaboratori dell’IVG Bergamo s.r.l., ossia di una società privata che opera nelle esecuzioni forzate immobiliari, per concessione ministeriale, come custode – precisa però in una nota il presidente sezione Esecuzioni forzate del Tribunale di Bergamo –. I professionisti in parola non sono conosciuti dall’ufficio, non sono assegnatari di alcun incarico da parte del Tribunale, e tanto meno sono iscritti nell’elenco dei professionisti delegabili di cui all’art. 179-ter disp. att. c.p.c.. La sezione che si occupa delle esecuzioni immobiliari del Tribunale di Bergamo si è distinta in tempi recenti per una accelerazione dei giudizi di esecuzione forzata che ha condotto, sempre all’insegna della massima trasparenza ed efficienza organizzativa e in piena sinergia con gli Ordini professionali, alla riduzione in poco più di un anno di oltre il 30% delle pendenze e alla perentoria apertura al mercato di un settore in cronica stagnazione. Gli episodi di cui purtroppo si sono resi protagonisti i collaboratori dell’Istituto Vendite giudiziarie non possono scalfire l’operato del Tribunale di Bergamo in questo specifico ambito e tanto meno l’affidabilità delle vendite giudiziarie, a cui collaborano centinaia di professionisti bergamaschi quotidianamente impegnati nell’intento di massimizzare l’efficacia dei procedimenti nell’interesse di tutti i soggetti coinvolti, siano essi i creditori, il debitore e i terzi interessati all’acquisto degli immobili».
Nel corso delle indagini, i finanzieri, attraverso intercettazioni telematiche, telefoniche ed ambientali, servizi di osservazione e pedinamenti hanno scoperto che i due professionisti, approfittando dello stato di necessità di alcuni occupanti gli immobili oggetto di pignoramento, inducevano gli stessi a conferire un mandato ad un loro collega, coniuge di uno dei due indagati, affinché presentasse al giudice un’istanza per consentirgli di rimanere all’interno dell’appartamento, pagando un’indennità a titolo di occupazione. Tali somme, anziché essere versate alla procedura esecutiva, venivano indebitamente trattenute dai professionisti unitamente all’importo riscosso per l’attività legale svolta. Sono almeno tre gli episodi ricostruiti con certezza dalle Fiamme gialle ed altri sono in fase di analisi.
Nel corso delle indagini, inoltre, i militari della Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Bergamo hanno scoperto che, in occasione della vendita giudiziaria di un appartamento abitato da una famiglia di etnia rom, i due legali consigliavano al capofamiglia di spaventare con minacce un loro collega delegato alla procedura, nonché i potenziali acquirenti, inducendoli così a non partecipare all’asta dell’immobile che veniva così aggiudicato all’unico partecipante al bando, l’individuo rom che lo occupava. Una condotta che secondo l’accusa integra il reato di turbata libertà degli incanti contestato ai due avvocati indagati e all’aggiudicatario dell’appartamento.
«A uno dei due legali inoltre, è stato contestato il reato di sfruttamento della prostituzione legato all’attività di meretricio posta in essere dalla convivente e l’accesso abusivo al sistema dell’Anagrafe tributaria, eseguito da un suo parente, richiesto per acquisire notizie utili alle proprie pratiche legali», spiegano dalla Guardia di Finanza. Il quadro indiziario emerso a carico dei principali indagati, che il gip definisce nel suo provvedimento «grave e con pericolo di reiterazione», nonostante l’allontanamento dei due avvocati dall’Istituto di Vendita giudiziaria, la particolare spregiudicatezza e la vicinanza ad ambienti criminali dei due legali, ha indotto l’autorità giudiziaria a disporre la custodia cautelare in carcere dei due professionisti e gli arresti domiciliari per un terzo indagato per turbativa d’asta, anche in considerazione dei suoi numerosi precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, la persona e in materia di armi.
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