Vendeva (in nero) infissi, truffava i clienti
e con i soldi acquistava case a Bergamo

Prima vendeva i serramenti «in nero», accettando dai suoi clienti solo contanti, poi li cercava per pretendere nuovamente il pagamento minacciando e, spesso, ottenendo decreti ingiuntivi nei loro confronti.

La Guardia di Finanza di Crema, in esecuzione del decreto ha arrestato Antonio Silvani di Chieve (Cremona), sua figlia Ambra e la segretaria Gisella Cividino. Ai tre soggetti viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata all’estorsione, all’evasione fiscale e all’attribuzione fittizia della titolarità di beni. Contestualmente si è proceduto al sequestro di tutti i beni mobili e immobili ad essi riconducibili per un valore di circa 8 milioni di euro. Il cinquantacinquenne cremasco, titolare in passato di una ditta di serramenti (per la quale non ha mai versato le imposte, spiega la Guardia di Finanza), aveva ideato ed organizzato, con il concorso del suo avvocato di Crema, anch’egli accusato per associazione a delinquere, un semplice ed efficace sistema estorsivo con il quale ottenere, da centinaia di suoi vecchi clienti, di essere pagato più volte per la stessa fornitura di infissi e porte. Il meccanismo era semplice, quanto subdolo: 10 anni dopo la cessazione dell’attività artigianale, per la quale ha anche accumulato un debito erariale di oltre 600mila euro, il Silvani ha cominciato a sollecitare ai vecchi clienti il pagamento di fatture mai a suo tempo emesse e per le quali aveva peraltro già ottenuto il pagamento, giungendo persino a gonfiarne gli importi. Contava sul fatto che, a distanza di dieci anni (periodo oltre il quale gli istituti di credito non conservano più la documentazione delle operazioni bancarie) e, soprattutto, a causa dell’utilizzo di somme in contanti, i clienti non fossero in grado di dimostrare di aver già pagato i serramenti acquistati.

Nei confronti di coloro che si rifiutavano di pagare l’artigiano, giungeva anche a richiedere ai Tribunali l’emissione di un decreto ingiuntivo che gli dava il diritto di pignorarne i beni personali. Al termine delle indagini, avviate nel 2014 e coordinate dalla Procura della Repubblica di Cremona, i finanzieri della Tenenza di Crema hanno ricostruito un centinaio di casi di estorsione avviati a partire dal 1996 e altri che erano in preparazione. Ultimamente, perfino ad un amico di famiglia, dopo anni di vacanze in barca insieme, era riuscito, con il solito meccanismo, ad estorcere il pagamento degli infissi montati e già pagati nel 2003. Con il provento dell’evasione fiscale prima (dal 2009 i redditi dichiarati sono stati praticamente nulli) e delle estorsioni, dopo, il Silvani ha acquistato dal 1990 ad oggi ben 81 immobili e 9 terreni nelle province di Cremona, Brescia, Bergamo, Lodi ed un posto barca in un porto privato nella provincia di Udine; beni che negli ultimi anni faceva continuamente passare di mano tra diverse società (anche estere) e prestanome, giungendo a concentrare 58 di questi immobili in capo a una società lussemburghese allo scopo di nasconderne la proprietà.

Il Gip presso il Tribunale di Cremona ha ora disposto il sequestro «per sproporzione» (art. 12 sexies D.L. 306/92) dei 91 immobili e terreni, di un posto barca, di 16 autoveicoli, di 7 motoveicoli e di 2 rimorchi, delle quote societarie di 13 società, il tutto per un valore complessivo prudenziale stimato di € 8 milioni, oltre al saldo dei conti correnti e dei rapporti finanziari riconducibili ai tre indagati. Contestualmente, mediante l’esecuzione di quattro rogatorie internazionali, sono stati sottoposti a sequestro, da parte delle competenti autorità estere, anche le disponibilità fraudolentemente trasferite dagli indagati in Francia, Lussemburgo, Svizzera e San Marino. «Si consiglia agli interessati dai processi civili, instaurati dal Silvani e complici secondo le modalità descritte, di notiziare i rispettivi giudici competenti per le loro opportune valutazioni sulle sorti dei giudizi» invitano le Fiamme Gialle.

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