Tre ore in balia di un finto carabiniere: «Versa 60mila euro». La banca lo blocca

IL CASO. Ottantenne «guidato» al telefono e costretto a fare un bonifico per la «cugina malata». «Mi diceva: non fidarti del direttore, c’è un’indagine in corso». Sporta denuncia per estorsione.

Per tre ore è rimasto in balia telefonica di quello che si era spacciato per un maresciallo dei carabinieri e che, minacciando di arrestarlo se avesse riferito a terzi il contenuto della telefonata essendoci in corso una fantomatica indagine sul direttore della sua banca, lo ha convinto a raggiungere proprio l’istituto di credito per effettuare un bonifico da sessantamila euro. Per fortuna alla banca si sono resi conto che qualcosa non quadrava e non hanno proceduto con l’operazione.

Ma la vittima – un ottantenne che vive in città – si è trovato nella spiacevole situazione di sentirsi costretto a seguire le indicazioni del finto carabiniere che lo ha fatto diventare in qualche modo suo complice in una indagine in realtà inesistente, spiegandogli che c’erano sospetti sul direttore e sugli impiegati della sua banca – «prelevano i soldi dai conti dei clienti», gli ha detto – e, per questo, spingendolo a effettuare un bonifico «in aiuto a mia cugina» (anche lei inesistente) per la cifra che – gli è stato assicurato – l’indomani avrebbe riavuto indietro nientemeno che dalla Banca d’Italia. Per questo è stata poi sporta in questura una denuncia per tentata truffa con estorsione. Tutto è avvenuto nel pomeriggio di giovedì scorso: l’ottantenne ha ricevuto su Whatsapp un messaggio che sembrava arrivare dalla sua banca – il nome era in effetti quello dell’istituto di credito dove ha il conto corrente – e nel quale si faceva riferimento a una «operazione sospetta da 8.700 euro».

Clonato lo smartphone

Poco dopo l’anziano, già preoccupato, ha ricevuto, sempre sull’app di messaggistica, la telefonata del finto maresciallo che, presentandosi con nome e cognome, gli ha spiegato appunto che stavano indagando sulla sua banca perché c’era il sospetto di ammanchi sui conti dei clienti a opera del direttore e dei dipendenti. Erano le 14,30. A quel punto il «carabiniere» – che probabilmente aveva anche clonato lo smartphone del malcapitato, visto che gli spiegava passo a passo cosa fare – ha detto all’ottantenne di tenere aperta la chiamata e di andare in banca per effettuare il bonifico da sessantamila euro all’Iban che gli era stato dettato.

In balia della situazione, l’anziano ha assecondato la richiesta e, senza avvisare i familiari, ha raggiunto la banca. Lì ha incontrato il direttore, che si è insospettito per la cifra elevata e per l’anomalia della causale: «Aiuto a mia cugina (con nome e cognome)». Dalla banca è stata così avvertita la moglie dell’ottantenne ed è stata bloccata l’operazione. Non contento, il finto carabiniere ha però «teleguidato» l’anziano a un’altra banca, invitandolo a riprovare il bonifico a un totem automatico, inserendo i suoi dati e quelli della destinataria.

Le minacce e l’allarme della banca

«Guardi che se non collabora a questa operazione, la faccio arrestare: la stiamo pedinando con una pattuglia. Non ci faccia saltare l’indagine», gli diceva il finto carabiniere al telefono. In questo caso l’operazione bancaria è stata eseguita ma, essendo ormai le 16,30, il bonifico sarebbe stato caricato soltanto la mattina successiva. Tornato a casa, l’anziano si è confrontato con la moglie e la coppia ha convenuto che si trattava di una truffa: per bloccare il bonifico hanno quindi chiamato il 112 e avvisato le forze dell’ordine. Erano ormai le 17,30. La banca del pensionato aveva però già bloccato, visto l’episodio del pomeriggio, anche il servizio di «home banking» e ha poi riferito alla coppia che, in ogni caso, il bonifico effettuato al totem dell’altro istituto di credito non sarebbe mai stato fatto partire perché appunto la vicenda era già sotto la loro lente e perché per cifre così elevate viene sempre chiesta una ulteriore conferma ai clienti.

Venerdì l’ottantenne ha quindi sporto denuncia in questura. E, proprio mentre era lì, il malvivente ha richiamato, per ben due volte, lamentandosi del mancato accredito e riproponendo la manfrina dell’indagine. Gli è stata passata la polizia, quella vera, che ora è sulle sue tracce. Le forze dell’ordine del resto non contattano mai i cittadini con queste modalità – al telefono – e men che meno chiedono loro «in prestito» dei soldi per qualsiasi genere di indagine possa esserci in corso.

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