Trapiantò il cuore di suo figlio morto
Commovente incontro 21 anni dopo

Si sono visti e abbracciati per la prima volta domenica all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo Reginald Green e il dottor Stefano Marianeschi.

Il primo è il papà di Nicholas, il bambino di 7 anni rimasto ucciso nel 1994 per errore sulla Salerno-Reggio Calabria e in questi giorni a Bergamo per promuovere la Fondazione che porta il nome di suo figlio, il secondo è oggi responsabile della Cardiochirurgia pediatrica al Niguarda di Milano ma, 21 anni fa, uno degli assistenti dell’équipe guidata da Carlo Marcelletti e che, al Bambin Gesù di Roma, trapiantò il cuore del piccolo Nicholas.

«Grazie anche a lui - racconta commosso papà Green - il piccolo cuore di Nicholas ha salvato la vita di un ragazzo di allora 15 anni (Andrea Mongiardo, che oggi di anni ne ha 36, ndr) e che, altrimenti, non sarebbe sopravvissuto a lungo. Invece, in questo modo, Andrea ha potuto non solo vivere, ma fare progetti per la sua vita futura».

«Io, a differenza del dottor Marineschi, non ho mai visto il cuore di mio figlio: ma so per certo che fosse un cuore puro. E per questo, oggi, vedere le sue mani che quel cuore sorressero in quei momenti, mi causa davvero un’enorme emozione. Nicholas ha dato speranza a tutti, con l’eco che ebbe la sua storia, e non solo alle sette persone che ricevettero i suoi organi».

Emozionato anche Marianeschi: «Nel ’94 ero un giovane medico dell’équipe di Carlo Marcelletti, quando arrivò da Catania il cuore di Nicholas. Allora i trapianti erano rari, ma i Green dimostrarono cosa significano umanità e coraggio. Hanno insegnato a tante persone questi valori e oggi ho l’onore di dirgli grazie di persona».

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