Tragedia di Azzano, tre mesi di tempo
per far luce sulla morte di Luca e Matteo

Si è conclusa da poco l’udienza per l’incidente probatorio: nominato un consulente che dovrà fare chiarezza sulla dinamica dell’incidente sulla Cremasca.

Tre mesi di tempo, a partire dal 26 settembre, per fare chiarezza sulla tragedia di Azzano in cui morirono nella notte tra il 3 e il 4 agosto due giovani, Luca Carissimi e Matteo Ferrari, all’uscita dalla discoteca. Il gip Vito Di Vita, nell’udienza per l’incidente probatorio che si è tenuta nella mattinata di mercoledì 11 settembre, ha nominato l’ingegner Fabio Donato come consulente per ricostruire della dinamica dell’incidente tra lo scooter con i due ragazzi e la Mini Cooper guidata da Matteo Scapin e con a bordo anche la fidanzata.

Sono questi i primi risultati della super perizia che i legali dell’indagato, Matteo Scapin, avevano chiesto al tribunale dopo il conferimento dell’incarico da parte della Procura all’ingegner Paolo Panzeri per la perizia cinematica sull’incidente. La richiesta è stata accolta dal gip: all’udienza in camera di consiglio ha partecipato anche l’avvocato Andrea Pezzotta entrato nel collegio «difensivo» già composto da Riccardo Tropea e Anna Marinelli.

Il consulente dovrà fare chiarezza entro il 26 dicembre su quanto successe nella notte tra il 3 e il 4 agosto ad Azzano, sulla Cremasca, dove morirono Luca Carissimi e Matteo Ferrari, dal secondo litigio nel parcheggio della discoteca Setai dopo il primo all’interno del locale fino alla collisione tra la Mini di Scapin e la Vespa su cui viaggiavano i due giovanni di 21 e 18 anni. Già fissata per il 14 gennaio la prossima udienza in cui il consulente Donato dovrà fare luce su molti aspetti della vicenda. Determinanti gli accertamenti sui mezzi per ricostruire la dinamica dell’incidente e il sopralluogo sui punti del percorso tra il parcheggio fuori dal Setai e il punto d’impatto tra la Mini e la Vespa. Al termine delle operazioni il perito depositerà una relazione che all’esito verrà discussa in udienza dai consulenti delle parti. Nella seduta odierna sono stati nominati anche dei consulenti di parte: Luigi Fiumana per l’imputato, Domenico Romaniello per la Procura e Dario Di Stefano per la parte offesa, la famiglia di Matteo Ferrari.

È attesa invece per il 24 la decisione del Riesame. Sullo sfondo la medesima domanda: cosa è successo la notte tra il 3 e il 4 agosto ad Azzano, sulla Cremasca, dove sono morti Luca Carissimi e Matteo Ferrari? La collisione tra la Mini Cooper di Matteo Scapin e la Vespa su cui viaggiavano Luca e Matteo, rimasti uccisi nello scontro, fu l’effetto di un momento di panico di Scapin, impaurito dopo una notte di litigi con i ragazzi, prima dentro e poi fuori dalla discoteca Setai? Questa è la versione dello Scapin parzialmente accreditata dal gip Vito Di Vita che ha riqualificato l’omicidio volontario contestato dalla Procura in omicidio colposo (stradale) e omissione di soccorso. O Scapin era mosso da sentimenti di rivalsa, come ipotizza il pm Raffaella Latorraca che gli contesta il dolo dell’omicidio volontario? Pm che ha impugnato l’ordinanza del gip, sostenendo che il dolo per il quale secondo il giudice non c’erano evidenze, esisteva eccome: rimarcando che non solo nei video agli atti la Mini Cooper era in accelerazione e poi in fuga senza segno di frenata (e quindi Scapin non avrebbe avuto motivo di intimorirsi, visto che la Vespa con i due ragazzi si trovava davanti a lui e non dietro), ma anche che la sua auto, stando alle foto agli atti, ha una vera ammaccatura frontale, oltre al paraurti anteriore rotto e la targa saltata, ritrovata poi nei campi. E Scapin sapeva che, avendo perso la targa, sarebbe stato facilmente rintracciabile: quindi, secondo l’accusa, la sua chiamata al 112 per dichiarare di aver causato un incidente sarebbe stata un «tentativo di riparare ai danni». Per il pm, in sostanza, ci sono gravi indizi per sostenere che Scapin, già livoroso per le liti con i due in discoteca, che avevano offeso la sua ragazza, si sia ulteriormente innervosito quando, affiancato dai due ragazzi in Vespa, ha sentito il botto dovuto alla rottura del lunotto della sua auto: in pratica, avrebbe reagito con «un preciso intento di vendetta e di rivalsa».

Nel frattempo dalle indagini sembra prendere quota l’ipotesi che a rompere il lunotto posteriore della Mini possa essere stato un colpo sferrato con il casco da uno dei ragazzi sulla Vespa. Sarebbe stato questo gesto a innescare la reazione di Scapin e la collisione tra la sua Mini e la moto dei due ragazzi. Ma più del come, resta la domanda sul perché: Scapin agì in preda al panico, come sostiene la difesa, o per «vendetta», come ipotizza l’accusa?

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