Traffico in aumento, treni semi vuoti - Foto
Si riparte tra timori e desiderio di normalità

Kit di sicurezza: tutti con la mascherina ma qualcuno senza guanti sui mezzi pubblici. In fila per la colazione take away sul Sentierone, tanti runner sulle piste ciclabili e in Città Alta. In fabbrica gli operai: tristezza per ciò che è accaduto e desiderio di normalità.

Parte quasi in sordina la Fase 2 a Bergamo. Niente ressa questa mattina, lunedì 4 maggio, alle 7 alla fermata di Porta Nuova, in centro, per salire sui bus Atb, in una delle zone di solito più frequentate della città. Solo due le persone in attesa del mezzo, una seduta sulla panchina della pensilina, l’altra in piedi, a debita distanza.

Sull’autobus i segnali posti sui sedili e a terra aiutano a capire dove sistemarsi. Se tutti rispettano le distanze, sono in tanti, invece, a non indossare i guanti, obbligatori per circolare sui mezzi di trasporto pubblico, così come la mascherina, che indossano invece tutti.

Treni semi vuoti al mattino tra Bergamo e Milano nel primo giorno della Fase 2 dell’emergenza coronavirus. Una quarantina le persone salite sul 7.02 da Bergamo per Milano Centrale, una decina sul successivo 7.16: partenze puntuali, nessuna ressa, molta disciplina da parte dei viaggiatori. Nelle stazioni gli annunci ricordano di non fare assembramenti e sul treno sono presenti avvisi sulla necessità di indossare mascherina e guanti. Anche a Treviglio e Romano partenza slow: nei bar della stazione si sperimenta il take away della colazione.

Un poco più affollati, invece, i treni provenienti da Calusco (Bergamo) e da Lecco, uno arrivato 7.38 e l’altro dieci minuti dopo. «In genere - racconta una impiegata di Ats (ex Asl) che vive nella Bergamasca - soprattutto per via degli studenti universitari e delle superiori per uscire dalla stazione», prima del lockdown, «ci voleva una decina di minuti». La donna, con a fianco un’amica che lavora a Bergamo come colf, spiega che il viaggio «è andato bene. Sui vagoni i posti a sedere erano distanziati e tutti avevano mascherine e guanti». In stazione, a quell’ora, in attesa che sui pavimenti e sulle panchine venisse apposta la segnaletica (si è cominciato a provvedere più tardi), per verificare che tutto si svolgesse secondo le norme c’era il personale di Trenord. E in più, oltre agli addetti ai controlli e alle forze dell’ordine, alcuni uomini della Protezione civile sono davanti all’ingresso per distribuire le mascherine a chi non l’ha.

Il traffico in città dalle 7 è in deciso aumento ma non raggiunge ancora i volumi di routine di una qualunque giornata pre-pandemia. Le pattuglie della Polizia Locale e delle altre forze dell’ordine sono dislocate e circolano facendo particolare attenzione a fermate, nodi viabilistici e incroci. Al momento 118 e gli schermi delle centrali operative non segnalano particolari criticità. In autostrada in direzione del capoluogo lombardo il traffico era abbastanza sostenuto. Oltre ai tir, parecchie auto di privati e camioncini di imprese edili con, però, equipaggio dimezzato come vogliono le regole imposte dall’epidemia.

Anche in centro in molti si sono concessi una colazione al bar ma nella nuova versione take away. Molti i runner che hanno subito approfittato della fine del lockdown per concedersi una corsetta. «Pian piano riprenderemo ma questi due mesi di chiusura ci hanno fatto molto male psicologicamente ed economicamente. Adesso bisogna stringere i denti perché nei prossimi mesi non ci sarà una ripresa veloce. Sarà un ripresa lenta. Dobbiamo fare questi passi perché la cosa più pericolosa è cadere di nuovo in una epidemia galoppante che riblocca il Paese» . Così Pierpaolo Arnoldi, titolare di una delle librerie storiche di Bergamo che oggi apre e di pronta ad affrontare la Fase 2.

Da oggi a metà mattina la città lombarda, la più colpita dall’epidemia in tutta Italia, pare abbia pian piano cominciato a risvegliarsi da un incubo, le strade hanno iniziato a rianimarsi. Come racconta la titolare de «La Bancarella», un chiosco di fiori riaperto da questa mattina in uno slargo che si affaccia sulla via dello shopping «la gente ha bisogno di tornare alla normalità, ai ritmi di in tempo anche se tanti hanno ancora paura. Anche io ho paura e continuo a dire tra me e ma di stare attenta. Come i miei clienti, mi ricordo che siamo stati l’epicentro del contagio. Ma c’è tanta voglia di tornare alla normalità».

Lorenzo Locatelli, uno dei soci del Gran Bar in via Papa Giovanni XXIII, la via principale della cittadina parla di «ripresa molto lenta. C’è più gente in giro rispetto ai giorni scorsi. Vedo un futuro grigio - aggiunge - perchè lo Stato non ci sta aiutando in modo adeguato. Certo - conclude - prima viene la salute però la cosa che mi fa arrabbiare è che manca un supporto economico adeguato».

Ripartenza con calma anche nelle fabbriche della provincia di Bergamo, da Brembo a Curno fino alla Tenaris Dalmine. Così questa mattina alle sette ha ripreso l’attività all’interno degli stabilimenti della provincia. Tra gli operai, un mix di sentimenti: la tristezza per il momento, un po’ di preoccupazione, ma anche la voglia di provare a ritrovare la normalità. Nella provincia più colpita dal coronavirus oggi riaprono 48 mila aziende, per un totale di 137 mila lavoratori, che si sono riversati sulle strade in maniera ordinata. Operai in coda e poi, uno dietro l’altro, l’ingresso in fabbrica passando per il termoscanner che indica la temperatura corporea: queste le misure adottate in alcune aziende della Lombardia.

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