Test d’immunità, conto alla rovescia
Pressing Regioni a ministero, c’è chi inizia

Conto alla rovescia per l’avvio della campagna nazionale sui test sierologici. Ancora 2 o 3 settimane per la partenza in tutta Italia, con l’obiettivo di arrivare a definire proprio attraverso i test di immunità la percentuale di cittadini che ha sviluppato anticorpi al SarsCov2.

Intanto cresce il pressing delle Regioni sul ministero della salute, perchè fornisca linee guida chiare, mentre alcuni governatori, in ordine sparso, stanno di fatto già avviando gli esami sulla popolazione. La campagna, come già illustrato dal presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, sarà effettuata a campione sulla popolazione italiana per avere un quadro epidemiologico più chiaro della propagazione del virus.

Il campione comprenderà circa 150 mila cittadini, divisi per sei fasce di età, genere e profili professionali. Si potrà così «avere il polso» della pervasività del virus a livello territoriale ma anche in relazione ai diversi settori, definendo un profilo di rischio dei lavoratori in vista della fase 2 di riapertura del Paese a maggio. A stretto giro arriverà quindi la validazione da parte del Comitato tecnico scientifico dei test sierologici che verranno prescelti e che dovranno garantire elevata “sensibilità, specificità e applicabilità» a livello nazionale.

Intanto dai territori arriva la richiesta di indicazioni univoche: «Sarebbe opportuno che il Governo desse delle linee guida sui test sierologici per tutte le Regioni e che lo facesse in fretta, perché altrimenti rischiamo che ognuno vada per conto suo», afferma il presidente della Liguria Giovanni Toti. I test saranno «fondamentali per rimandare le persone a lavorare», dice. In realtà, però, Regioni e città già hanno iniziato a procedere per proprio conto. È il caso del Lazio dove, nei prossimi giorni, partirà una campagna con 300 mila test per tutto il personale sanitario, le Rsa e le forze dell’ordine. In Lombardia, invece, saranno effettuati 20.000 test sierologici al giorno, dal 21 aprile, cominciando dagli operatori sanitari e dai cittadini che devono tornare al lavoro con particolare riferimento alle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi.

La Campania ha invece deciso lo stop ai test sierologici nei laboratori privati accreditati, perchè non potrebbero essere garantite le misure di contenimento. Si attende comunque un parere del Ministero. E poi ci sono le iniziative dei singoli comuni: Robbio, nel Pavese, ha proposto ai cittadini un test sierologico di massa su base volontaria, come sta già avvenendo a Cisliano, nel Milanese, dove martedì 14 aprile almeno 200 persone si sono messe in fila per aderire all’iniziativa. Ma i test «dovrebbero essere fatti a tutta la popolazione», afferma il primario della clinica Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti. «Un Paese maturo e organizzato - ha commentato a Tv2000 - deve rendere disponibili i test a tutti. Potrebbe essere uno strumento utile, insieme a misure di distanziamento e mascherine sui luoghi di lavoro, per tornare presto alla normalità», con chi ha sviluppato l’immunità che «può tornare a lavorare».

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