Tavolo in Regione: via libera ai cantieri
Ma i sindacati: «Per ora soltanto slogan»

Si punta soprattutto a diversificare l’entrata sul luogo di lavoro, in modo da non creare anche affollamento sul mezzi di trasporto.

E dopo il tavolo la Regione Lombardia ha diramato questa nota: «Via libera ai cantieri, a partire da quelli pubblici. È l’obiettivo della Regione Lombardia, al termine degli “Stati Generali del Patto per lo Sviluppo” con più di 100 persone collegate in videoconferenza tra esponenti di attivita’ produttive, sindacati e università. Al termine del confronto è emersa l’esigenza - in vista del ritorno alla cosiddetta “nuova normalità” - della quinta “D”, quella dei Diritti (diritto alla sicurezza, al lavoro, alla mobilità e allo studio) che si andrà ad affiancare a quelle di Digitalizzazione, Distanza, Diagnosi e Dispositivi». Si punta soprattutto a diversificare l’entrata sul luogo di lavoro, in modo da non creare anche affollamento sul mezzi di trasporto.

Dopo il tavolo è arrivato un commento decisamente critico dei sindacati che hanno inviato un comunicato firmato Cgil, Cisl e Uil. Eccolo. «Nella cabina di regia che Regione Lombardia ha convocato oggi con le parti sociali e i capigruppo del Consiglio Regionale non abbiamo purtroppo ascoltato dalla Regione nemmeno una sola proposta che si possa onestamente definire concreta. Non una proposta su come si vuole garantire quotidianamente a tutti i lavoratori e I cittadini gli indispensabili Dpi (mascherine e guanti idonei) per poter muoversi e lavorare. Nulla su come si intende assicurare a tutti di poter viaggiare sui treni, sul metrò, sui bus, rigorosamente mantenendo almeno un metro di distanza dagli altri viaggiatori. Nessuna proposta di un elenco dettagliato di attività e mansioni che devono essere svolte dal proprio domicilio in lavoro agile, con il conseguente obbligo alle aziende di osservarlo».

«Nessuna idea su come organizzare i servizi su tutto il territorio lombardo che assicurino a tutti i lombardi che dovranno tornare a quelle che il presidente Fontana ha definito le “attività ordinarie” almeno un tampone settimanale per verificare la presenza di contagio e il test sierologico per certificare la presenza di anticorpi. Vorremmo ricordare che i luoghi di lavoro sono anche gli ospedali e le Rsa: difendere le condizioni di tutti coloro che li lavorano o sono curati e assistiti è una priorità che continua, affiancata dalla necessaria ricostituzione del ruolo della sanità territoriale del tutto assente per scelta organizzativa e politica della regione».

«Le quattro “D” per ora restano al massimo buone intenzioni. Cgil, Cisl Uil Lombardia ribadiscono che le date e le modalità con cui si attuerà la “fase 2” si decidono solo a livello nazionale per tutto il Paese, con un confronto preventivo con le parti sociali, così come per noi è indispensabile una corretta e diffusa applicazione del protocollo su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sottoscritto il 14 marzo, a partire dalla costituzione dei comitati oggi insediati in meno del 30% delle imprese. Se in Lombardia ci si vuole preparare al meglio per quella data, serve che le annunciate misure diventino concrete opportunità garantite a tutti».

«Una ripartenza della mobilità e delle attività produttive non essenziali (in assenza di vaccino) se non vengono garantite le citate misure di sicurezza, ha come unica conseguenza un’altra ripartenza: quella dell’epidemia, dei ricoveri e dei decessi ! Cgil, Cisl e Uil, che hanno messo sin dall’inizio di questa tragedia la salute e la vita davanti a tutto, non permetteranno che la Lombardia possa correre questo rischio; e questo per il rispetto che si deve alle migliaia di morti di queste settimane e all’immenso sacrificio di tutti i lavoratori e lavoratrici che hanno garantito e continuano a garantire la cura, l’assistenza e i servizi essenziali».

Aziende e sindacati delle province lombarde stanno comunque lavorando ad accordi territoriali per preparare dei protocolli di sicurezza in vista di future riaperture dopo il picco epidemico di coronavirus. Se Brescia è pronta da mercoledì, le altre province stanno ancora lavorando e anche Bergamo potrebbe trovare un accordo presto, forse prima del fine settimana.

I protocolli puntano a trovare accordi tra associazioni industriali di categoria, sindacati e aziende sanitarie per tutelare la sicurezza dei lavoratori in vista della cosiddetta «fase 2». Si parla ad esempio di distanze di sicurezza nelle fabbriche per scongiurare i contagi, dotazioni di mascherine, eventuali screening tra il personale, con tamponi e misura della temperatura corporea. In sostanza tavoli di confronto tra aziende e sindacati, che formulano proposte destinate alle Ats, le quali a loro volta deliberano sulla fattibilità ed efficacia dei protocolli. Fermo restando l’attesa degli esiti del tavolo regionale e dei decreti del governo.

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