Suona la Fanfara della Polizia di Stato, applausi in Città Alta - Foto e video

L’iniziativa Sotto i portici del Palazzo della Ragione eseguite musiche di Morricone, ma anche «Rinascerò, rinascerai» di Facchinetti e i Måneskin.

«Doniamo a Bergamo un concerto per una rinascita di cui c’è bisogno. Sono contento ed emozionato in questi momenti, sin da piccolo mi ha sempre affascinato il mondo della musica». Così il questore Stanislao Schimera ha presentato il concerto della Fanfara della Polizia di Stato, che si è esibita venerdì 10 giugno in Piazza Vecchia in Città Alta, dove, oltre alle molte autorità, c’erano tanti cittadini e turisti che, incuriositi, hanno deciso di fermarsi in Piazza Vecchia per assistere all’intero concerto. «È stato fortemente desiderato e voluto, speriamo di lasciare un buon segno», ha precisato il questore. Un auspicio che si è realizzato, vista la numerosa presenza di pubblico e i lunghi e caldi applausi che accompagnavano i brani.

La Fanfara della Polizia di Stato ha sede a Roma ed è nata alla fine degli anni ’80 come formazione a cavallo; inizialmente era composta di soli ottoni, poi negli anni è diventata una banda a tutti gli effetti: nel 2004 è stata istituita come complesso musicale appiedato e ad oggi conta una cinquantina di musicisti. L’ultima volta era venuta a Bergamo nel 2017.

«Noi siamo qui per la cittadinanza - dice il sostituto commissario Secondino De Palma, direttore della Fanfara della Polizia di Stato -. L’istituzione deve stare vicino alla gente e noi siamo fortunati sotto questo aspetto perché la musica è un mezzo formidabile che riesce ad entrare nei cuori e nelle menti delle persone».

Il repertorio ha spaziato dalla musica classica ai successi moderni: il concerto è iniziato con la musica di Rossini e Jenkins, per continuare con le colonne sonore di Ennio Morricone, le canzoni di Massimo Ranieri e persino i brani più famosi dei Måneskin. Il momento più commovente e sentito è stato quando la Fanfara ha eseguito la canzone «Rinascerò, Rinascerai» di Roby Facchinetti, divenuto l’inno alla resilienza di Bergamo nel periodo più buio della pandemia.

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