Si è spenta «la signora Giovanna»
60 anni alla guida del Maglificio di Dalmine

Aveva 91 anni, 60 in regia del Maglificio Dalmine che aveva fondato, partendo da un piccolo telaio in dono

È cominciato tutto nel garage di casa a Mariano di Dalmine. Lei, poco più di una ragazzina, faceva «le maglie» - come si diceva allora -, per i vicini di casa, gli amici, i parenti. Prima andava alla filanda poi i genitori le hanno comprato una piccola macchina telaio da usare a casa.

Ha imparato lì, tra le mura domestiche, i segreti di un arte e di un lavoro, quello della filatura e della sartoria, che ha trasmesso a generazioni di dipendenti, vestendo in oltre 60 anni di attività persone in tutto il mondo. Si è spenta mercoledì all’ età di 91 anni, Giovanna Maffioletti in Grassi, «la signora Giovanna» come la conoscevano tutti a Dalmine, la fondatrice, insieme al marito, del Maglificio Dalmine.

Lana, cashmere, cotone e seta tra i più pregiati dal 1952, anno di fondazione del maglificio, prendevano forma nei laboratori di via Sabbio. L’ azienda realizzava esclusivamente maglieria di alta gamma da uomo e i capi firmati «Dalmine 1952», si potevano trovare (si possono trovare ancora oggi nonostante la chiusura dell’ azienda avvenuta nel 2015 perchè il marchio è stato infatti acquistato da un’ impresa bresciana) nelle boutique più esclusive di Tokyo, New York, Pechino e Mosca.

Negli anni d’ oro al maglificio lavoravano oltre 200 persone, la gran parte donne. E al timone sempre lei: la signora Giovanna.

«All’ inizio lei e mio padre vivevano sopra il laboratorio in via Sabbio - racconta il figlio, Daniele Grassi -, stiamo parlando degli Anni ’60 e ’70 e i telai a quei tempi andavano su tre turni, anche la notte. Non si spegnevano mai a meno che non ci fosse qualche problema. E chi sentiva se c’ era qualche problema? Mia mamma, ovviamente. Ci raccontava sempre che non riusciva mai a dormire se non sentiva il rumore dei telai in funzione. La prima macchina che hanno usato nel 1952 l’ han fatta venire dall’ America. Di lei ricordo tanto il gusto del quotidiano, il non rimandare mai le cose, il concetto di “fare” sempre e comunque». Se c’ era qualche problema relativo al confezionamento o alla produzione vera e propria era lei il punto di riferimento: «chiedi alla signora Giovanna» era la frase che capitava di sentirsi dire spesso. Un patrimonio di conoscenze che la signora ha sempre tramandato con orgoglio.

«Mia mamma era quella che si è sempre occupata della parte realizzativa - spiega la figlia Viviana - mio padre invece più della parte imprenditoriale. Mamma diceva sempre che aveva 4 figli: me, i miei due fratelli, Dario e Daniele, e poi c’ era la sua azienda. Ha smesso di lavorare che aveva superato gli 80 anni. Era molto attenta, sempre in prima linea, tra i reparti, con le sue ragazze. Ci teneva. E loro ricambiavano. Tanto che da quando si è diffusa la notizia della sua morte stiamo ricevendo moltissime testimonianze di affetto da parte di persone che hanno lavorato con lei. Era la prima ad aprire, spesso alle cinque del mattino, e l’ ultima ad andarsene». I funerali si svolgeranno stamattina in forma strettamente privata.

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