Se il boccone
non va giù

Il dottor Dario Guerini Rocco è direttore dell’Unità operativa di Riabilitazione Specialistica dell’Ospedale di Gazzaniga (Asst Bergamo Est). Con lui parliamo di disfagia.

Perché è diventato importante trattare la disfagia?

La disfagia è un disturbo della deglutizione che impedisce il corretto transito di liquidi e/o cibi dal cavo orale all’apparato digerente. Tale difficoltà può interessare una o più strutture deputate a questa funzione (es. lingua, laringe ecc.) e si manifesta come possibile conseguenza a diverse patologie, da quelle neurologiche (ictus, traumi cranici.) a quelle legate all’invecchiamento o a quadri di tipo oncologico o infettivo. È importante individuare i casi di disfagia in modo tempestivo ed adottare, a seconda delle necessità, strategie specifiche, come ad esempio la modificazione delle consistenze dietetiche, che prevede l’eliminazione dei cibi più complessi da gestire. Tutto questo al fine di prevenire eventuali complicanze da disfagia, che risultano essere soprattutto a carico polmonare.

L’infezione di Covid 19 ha comportato disturbi della deglutizione?

«Molti pazienti hanno presentato disturbi a deglutire durante la fase acuta di infezione da Covid per cause molteplici. Un sintomo frequente è la perdita del gusto e dell’olfatto (30-60%), che colpisce preferenzialmente i giovani e le donne, ossia coloro che manifestano forme più benigne di infezione respiratoria. Il disturbo risulta non tanto assenza, ma un gusto alterato e sgradevole. Questo comporta una difficoltà a deglutire cibi solidi e un senso di disgusto a mangiare, con perdita di peso corporeo e di forza generale. Inoltre molti pazienti con gravi problemi respiratori sono stati tracheostomizzati. La cannula tracheostomica si inserisce nella laringe creando difficoltà alla deglutizione. La riabilitazione all’alimentazione per bocca è necessaria sia con la cannula che nel primo periodo dopo la sua rimozione. Un problema che influisce molto in questi pazienti è il disturbo comportamentale ipossico e/o da stress post-traumatico che influisce sulla modalità di alimentarsi».

Come si valuta la disfagia in questi pazienti?

«Voglio subito precisare e rassicurare che la disfagia nei pazienti post- Covid è spesso un problema transitorio e, quindi, risolvibile. Importante è non creare complicanze (polmonite ab ingestis e malnutrizione), che peggiorano il quadro generale del paziente.In ambito specialistico i pazienti con tracheostomia vengono valutati con la prova del blu di metilene (si fa assumere per bocca un liquido colorato e si vede se esce dalla cannula). L’alimentazione sicura può essere provata con cibi di consistenza diversa: in genere si inizia con alimenti morbidi o frullati, per poi passare a cibi solidi e liquidi. Da considerare e monitorare lo stato nutrizionale e quello di assunzione idrica. Voglio ricordare i segni di allarme per disfagia, su cui tutti noi possiamo vigilare: è bene infatti prestare attenzione non solo ad eventuali episodi di tosse ai pasti, ma anche alla necessità di schiarire frequentemente la voce e alla sensazione di cibo fermo in gola durante il pasto».

Come si può intervenire se un soggetto presenta disfagia?

«Sicuramente le modificazioni alle consistenze alimentari sono il punto di partenza nella gestione di pazienti con problemi di deglutizione. Il cibo ha un forte valore simbolico per cui non sempre è di facile accettazione per il paziente e sopratutto per la famiglia il cambio di modalità di alimentazione rispetto a quella abituale per bocca. Il nostro compito come operatori sanitari è quello di accompagnare il paziente e il caregiver in questa scelta. Esistono poi modalità di intervento più mirate per la disfagia, come ad esempio il trattamento logopedico, che prevede esercizi specifici per ciascun paziente. Nel nostro reparto di riabilitazione di Gazzaniga viene eseguito un test di screening che identifica i pazienti a rischio per disfagia. Nel caso di sospetto, viene effettuata una valutazione logopedica specifica, eventualmente confermata dall’esame fibroscopico. I pazienti che trattiamo con più frequenza sono quelli con problematiche di tipo neurologico (es. ictus cerebrale, sclerosi multipla, malattia di Parkinson). È inoltre nata una collaborazione per continuità di trattamento con il reparto di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Seriate per i pazienti sottoposti a chirurgia della laringe. A livello ambulatoriale, eseguiamo visite specialistiche per pazienti con disfagia; questa attività si sta strutturando in un ambulatorio dedicato. Nella disfagia c’è anche la difficoltà ad assumere farmaci. Ho preparato, in associazione con la nostra farmacia dell’ASST Bergamo Est, un prontuario dei farmaci in cui è specificato per ciascuno la possibilità di poter triturare o dividere il medicinale. Non tutti i farmaci infatti possono essere dispersi nei cibi o introdotti in sondini naso-gastrici e PEG. Il prontuario è a disposizione sul portale intranet aziendale per tutti gli operatori».

© RIPRODUZIONE RISERVATA