Cronaca / Bergamo Città
Sabato 14 Ottobre 2017
Scuola in piazza con BergamoScienza
Piccoli Archimede crescono
«È una storia piccola, ma che riassume così bene il senso di BergamoScienza, che abbiamo deciso di dedicarle spazio alla conclusione del festival, domenica pomeriggio al Donizetti».
E Umberto Corrado, segretario generale della manifestazione, elenca: «Collaborazione spontanea tra scuole innescata dai laboratori, uso della tecnologia a vantaggio delle persone, saper pensare per saper fare».
La storia comincia con Pietro Cortesi, maestro della scuola d’infanzia statale Madre Teresa di Calcutta di Valbrembo. La scuola ha un grande orto e i bambini hanno piantato un’aiuola a frumento. L’idea è di seguire l’intero ciclo, dal chicco al pane e ritorno. Ma, dopo la mietitura ci si accorge che trebbiare a mano sfregando fra le mani spiga dopo spiga è un lavoro da qui all’eternità.
«A La scuola in Piazza – racconta Cortesi – sono rimasto colpito dalle macchine presentate dagli allievi del cfp Abf di Trescore. Così, parlando con il professor Marco Nembrini, ho chiesto un aiuto per risolvere il problema della trebbiatura».
Detto fatto, gli studenti hanno visto i bambini all’opera, hanno considerato la dimensione dei soggetti di tre anni e hanno progettato e realizzato una macchina dove, pedalando su una biciclettina, si alimenta il movimento di due cilindri scanalati che separano grano e pula. Il meccanismo è chiuso per sicurezza in un cubo di plexiglas. In attesa che al cfp venga chiesto di realizzare un piccolo mulino per macinare i chicchi, questa collaborazione impensata e simpatica si è già allargata ad altri campi.
Il team della classe Arancione, che oltre a Cortesi comprende Rosi D’Alfonso, Aretha Capelli e Sabina Toderico, ha pensato infatti a una piccola allieva non vedente. «Servivano – racconta D’Alfonso – oggetti tridimensionali per aiutare la bambina a prevedere la scansione temporale delle attività della classe. Così siamo andati a Trescore e attraverso giochi abbiamo atto provare ai ragazzi di quarta che cosa significa essere senza vista: la costruzione della conoscenza del mondo cambia completamente. Sulla base dell’esperienza gli studenti hanno progettato col Cad tessere tridimensionali realizzate poi con la stampante 3D. Siamo stati tutti entusiasti dei risultati e abbiamo già in programma di realizzare tessere con i simboli meteo per completare il nostro calendario in braille». Il progetto educativo di Valbrembo è molto centrato sull’autonomia: «I bambini – spiegano i docenti – non devono essere iperprotetti, ma aiutati a muoversi nella realtà. Le limitazioni si possono aggirare con strategie alternative, ma nessuno deve stare confinato, perché il mondo va affrontato. Crediamo anche che l’inclusione aiuti tutti non solo a essere più solidali, ma a imparare cose nuove, per esempio nella classe arancione tutti impareranno un po’ di braille, così come, dove c’è un bambino non udente si impara la lingua dei segni... è importante crescere sapendo che ogni esperienza arricchisce la conoscenza del mondo».
«Ci siamo messi alla prova»
La scuola d’Infanzia di Valbrembo appartiene all’Ic di Paladina e la dirigente vicaria Maristella Carrozzo osserva: «L’inclusione fa parte della nostra cultura organizzativa, dalla scuola d’infanzia fino alle medie. Abbiamo molti progetti che coinvolgono tutta la comunità e il territorio, che qui è molto sensibile».
All’altro capo del filo, Marco Nembrini, docente del Cfp di Trescore, commenta: «La Scuola in piazza si è rivelata è molto utile per noi docenti perché ci si conosce e ci si confronta.
La collaborazione con Valbrembo è nata così. BergamoScienza, alla quale partecipiamo da sette anni, a noi è servita moltissimo per uscire, per metterci alla prova, per scoprire di non essere gli ultimi della fila, ma di avere da offrire conoscenze che altri tipi di scuola non hanno e che adesso ci chiedono. I nostri laboratori qui a scuola sono totalmente gestiti dai ragazzi ed è un ottimo allenamento per il futuro in azienda. La collaborazione con Valbrembo aggiunge la soddisfazione di essere grandi e fare qualcosa per i piccoli».
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