«Scorte e spostamenti, il puzzle perfetto della sicurezza al G7»

L’INTERVISTA. Andrea Sandroni, capo di gabinetto della questura, ha avuto l’incarico di coordinare i servizi della polizia tra i grandi del mondo.

«Sono stati giorni davvero intensi e interminabili, un misto tra valorizzazione della professionalità acquisita nel corso degli anni e l’emozione di trovarsi a pochi metri dai capi di Stato più importanti di tutto il mondo, la cui sicurezza dipendeva dalla nostra organizzazione: tutto doveva filare assolutamente liscio, sia sul versante della sicurezza sia nell’organizzazione dei movimenti e dei tempi di arrivo e di partenza dei grandi del pianeta ai vari appuntamenti».

E tutto in effetti è filato liscio.

«Eh, sì: questa è la più grande soddisfazione al termine di questa esperienza professionale così unica».

Andrea Sandroni è primo dirigente della polizia di Stato e, da quest’anno, capo di gabinetto della questura di Bergamo. Dal 5 al 17 giugno è stato in Puglia, chiamato a coordinare, assieme ad altri colleghi di analoga esperienza, uno giunto da Roma e uno da Milano, l’attività della polizia di Stato al G7 a Borgo Egnazia, dove si sono riuniti – dal 13 al 15 giugno – i capi di Stato e di governo dei sette Paesi membri, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e altri capi di Stato invitati dall’Italia, tra cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, e Papa Francesco.

Dunque, oltre che l’apice della sua carriera, il G7 è stato un momento di prestigio anche per Bergamo con la sua presenza.

«Indubbiamente sì, perché noi tre addetti alla gestione delle scorte arrivavamo da Milano, Roma e appunto Bergamo. È stata davvero un’esperienza esaltante dal punto di vista umano e professionale».

Di cosa vi siete occupati di preciso?

«Del coordinamento degli spostamenti dei cortei con i vari capi di Stato e delle rispettive scorte. Abbiamo selezionato il personale messo a disposizione per questi servizi, in collaborazione anche con i carabinieri e la Guardia di finanza. L’obiettivo era fare in modo che tutto si svolgesse nella massima armonia possibile, senza intoppi, ritardi o problemi».

In tutto quanti servizi avete organizzato?

«Le scorte sono state 28 perché, oltre ai sette capi di Stato di Italia, Canada, Francia, Giappone, Germania, Regno Unito e Stati Uniti, c’erano anche gli inviati di altri 12 Stati e il Santo Padre».

Si è trovato a fare il suo lavoro a pochi metri dai potenti del mondo: cosa ha provato?

«Senza dubbio l’obiettivo era quello di far funzionare tutto al meglio perché la responsabilità era davvero enorme. Ci sono stati momenti in cui è stato necessario calcolare i tempi di arrivo e partenza dei vari cortei, che nel caso del presidente americano Biden significano una cinquantina di mezzi».

Qual è stato il momento più delicato dell’intero vertice sul fronte organizzativo e della sicurezza?

«La cena al castello di Brindisi, cui hanno preso parte tutti i capi di Stato tranne il presidente americano: abbiamo dovuto gestire il trasferimento dall’aeroporto al castello seguendo un protocollo ben preciso, con tempi e luoghi decisi quasi al secondo. Il tutto coordinato con gli arrivi e i decolli degli elicotteri, nel giro di qualche ora e senza intoppi».

E come avete fatto a gestire una tempistica così stretta?

«Beh, conta molto l’esperienza professionale: nel mio caso la gestione, per dieci anni, dei dispositivi delle scorte a Milano, dov’ero in servizio e poi sostituito dal collega che ho ritrovato in Puglia. Lì ho gestito le scorte dei potenti del semestre europeo e di Expo 2015, seguendo precisi riferimenti del protocollo, stando attento a garantire la massima sicurezza e appunto mantenendo precisi gli orari degli spostamenti. Lo stesso è avvenuto, con una proporzione di gran lunga maggiore, anche in Puglia».

Poi vi sarete dovuti confrontare con il personale delle varie scorte e ciascun dispositivo avrà avuto le proprie caratteristiche.

«Chiaramente: ogni capo di Stato aveva la sua scorta con le proprie esigenze e peculiarità. Ogni cosa si doveva incastrare e alla perfezione».

E come vi siete preparati a un tale lavoro?

«Studiando tanto, facendo sopralluoghi, visite, incontri, tavoli e tante esercitazioni nel giro di poco tempo. Anche perché dell’incarico sono stato avvisato il 20 maggio, quindi i tempi sono stati necessariamente stretti».

Nulla poteva quindi andare storto?

«Insomma, in realtà basta poco per sbagliare in queste situazioni. Nel complesso residenziale Borgo Egnazia le strade sono piccole e non puoi certo far incrociare due scorte o farne arrivare una quando un’altra non è ancora partita. Il sistema ha funzionato alla perfezione».

Non c’è stato neppure un piccolo inconveniente?

«In realtà uno, ma più che altro simpatico: siamo stati incaricati di accompagnare in un tour a Grottaglie, Alberobello e Martina Franca i partner dei capi di Stato. Lì tanti cittadini si avvicinavano per curiosità o salutare. A un certo punto si avvicina di corsa una signora e l’abbiamo dovuta bloccare: in realtà aveva 85 anni ed era in lacrime perché persone di tale portata stavano visitando la sua Alberobello e li voleva ringraziare. C’è stato il saluto e il grazie e poi l’ho accompagnata lontano a braccetto. È stata un’emozione nell’emozione».

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