Riforma del catasto, rischio stangata
Conseguenze pesanti per tasse e sociale

Se ne parla da anni, visto che i valori, in Italia, sono fermi da almeno quattro decenni; la sensazione è che, stavolta, dovrebbe essere quella buona. L’Europa, che da tempo ci sollecita, non è più disposta a transigere. Mai dire mai, comunque.

Ora il percorso legislativo comincia daccapo, probabilmente con qualche correttivo, ma con l’obiettivo di sempre: recuperare la differenza con le quotazioni commerciali degli immobili e, soprattutto, riequilibrare differenze effettive che rasentano l’assurdo. Alloggi di pregio nei centri storici delle città, pur molto vecchi, che, per lo Stato, hanno valori irrisori rispetto a quanto, in concreto, gli acquirenti sono pronti a pagare; di contro, appartamenti nuovi, ma in zone periferiche, che gli attuali estimi (sulla base dei quali vengono calcolati, per esempio, l’Imu sulle seconde case o l’imposta di registro al momento dell’acquisto) considerano già in base a parametri molto elevati.

Fra gli operatori regna il pessimismo: «I meccanismi rivalutativi pensati dal Governo dovranno essere rivisti - spiega Antonello Pagani, direttore di Appe Confedilizia, l’associazione provinciale dei proprietari - e ancora non si sa come. Un fatto, tuttavia, è certo: per ogni immobile la rendita catastale potrebbe, in media, raddoppiare». Riequilibrio sì, dunque, ma per tutti verso l’alto. Con conseguenze potenzialmente dirompenti, si diceva, sul piano sociale: gli estimi, infatti, hanno un peso nel calcolo dell’Isee, l’indicatore della situazione economica che le amministrazioni locali utilizzano per erogare servizi e prestazioni alle fasce più deboli: contributi per asili nido, sconti su treni e bus, sostegno alle rette per ricoveri in strutture.

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