Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 03 Febbraio 2016
«Rifiuti in calo, ma Tari su del 55%
Criteri di misurazione da rivedere»
L’allarme di Ascom: «Manca quindi un legame diretto tra produzione di rifiuti e spesa».
Confcommercio Imprese per L’Italia ha presentato un’analisi dettagliata provincia per provincia sulla Tari, dal quale è emerso che nonostante una significativa riduzione nella produzione dei rifiuti, in soli 5 anni il tributo ha subito un incremento percentuale del 55%. Un importo che, ad oggi, si attesta intorno ai 3 miliardi di euro. La tassazione crescente ha inciso su tutte le principali categorie economiche del terziario, con distorsioni eclatanti per alcune attività. Enormi, inoltre, sono i divari di costo tra territori. E numerosi i casi ove la spesa per la gestione dei rifiuti, a parità di livelli qualitativi di servizio, manifesta scostamenti significativi anche tra Comuni limitrofi, con picchi che sfiorano il 900 %. Ancora più anomali i divari di costo tra medesime categorie economiche, sempre a parità di condizioni.
«La Tari riflette quasi pedissequamente la precedente formulazione della Tares e, quindi, della vecchia Tia - afferma Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo -. Permangono quindi, ancora oggi, tutte le criticità e i limiti che i precedenti regimi di prelievo hanno mostrato e che più volte abbiamo denunciato. Anche la nuova Tari mira ad assicurare la piena copertura dei costi di gestione e di investimento del servizio. Manca, però, ancora una volta, la volontà di instaurare un legame diretto tra produzione di rifiuto e spesa, in aderenza al principio comunitario secondo cui “chi inquina paga”».
L’analisi condotta da Confcommercio evidenzia per il comune di Bergamo elementi da considerarsi “virtuosi” ed altri che invece costituiscono delle criticità. «Tra gli elementi virtuosi risulta che il livello della spesa per la gestione del servizio è inferiore dell’8% rispetto alla media nazionale – spiega Fusini-. Il costo totale specifico della spesa per Bergamo è di 0,27 euro al chilo, contro una media nazionale dello 0,42 euro; mentre il costo totale pro capite è di 151 euro, contro una media nazionale di 208 euro. La raccolta differenziata è del 60%, contro il 39% rispetto alla media nazionale».
In linea generale, la spesa sostenuta dalle imprese del commercio è inferiore a quella registrata negli altri comuni presi in considerazione dalla ricerca. A Bergamo, per esempio, i distributori di carburanti, negozi, ristoranti, ortofrutta e bar pagano meno rispetto ai vicini Como, Monza e Brescia. Dall’analisi risultano anche alcune criticità, che si riferiscono alla strutturazione dell’imposta che impedisce l’applicazione di un sistema di agevolazioni per il contribuente. Inoltre, secondo Fusini «è importante abbandonare, la logica del “gettito storico”, introducendo quella dell’effettiva produzione di rifiuti, sulla base del “metodo misto”, che, secondo le simulazioni effettuate risulta preferibile in quanto consente di mitigare situazioni estreme rispetto al metodo cosiddetto residuale».
Il problema della tariffa rifiuti non è però legata al piano economico del Comune, ma all’impianto normativo nazionale che si riferisce alle categorie stabilite dal Dpr 158/99 che, in assenza di un metodo di pesatura, non rispecchia l’effettiva produzione di rifiuti. «Manca quindi un legame diretto tra produzione di rifiuti e spesa – spiega Fusini –. Vediamo categorie come i fioristi chiamati a pagare cifre molto alte rispetto ai pochi scarti organici di fiori recisi prodotti; o autosalonisti, concessionari d’auto e mobilieri che pagano per l’ampia metratura senza produrre alcun rifiuto; oppure alberghi in cui la limitata quantità di carta e piccola immondizia lasciata dal cliente corrisponde ad una tariffa spropositata. Al contrario piccole gelaterie e pizzerie al taglio, poste in aree centralissime, producono quantità enormi di rifiuti a cui corrisponde una Tari di basso importo».
Da qui nasce una proposta sottoposta all’Amministrazione comunale: promuovere la realizzazione di campagne di pesatura periodica dei rifiuti prodotti da ciascuna categoria di utenza per superare le logiche presuntive, adottando una tariffa puntuale, commisurata alla effettiva quantità di rifiuto conferito, e articolata in base alla qualità dello stesso. «Abbiamo comunicato all’Amministrazione comunale i risultati della ricerca chiedendo un confronto in vista della discussione per il regolamento relativo al bilancio preventivo» conclude Fusini
© RIPRODUZIONE RISERVATA