Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 26 Marzo 2020
Rette asili privati: vanno rimborsate?
L’Adiconsum chiede chiarezza
Adiconsum e la battaglia dei “nidi”, Busi: «Più di 20.000 le famiglie bergamasche interessate».
«La sospensione dei servizi educativi ha creato non pochi disagi alle famiglie italiane che, ad oggi, si ritrovano ad aver già pagato interamente o parzialmente le rette scolastiche dei figli; a queste devono aggiungersi tutti quei servizi “extra scolastici” quali la mensa, il trasporto scolastico e il servizio “pre e post scuola. Stiamo ricevendo decine di richieste da molti genitori che ci chiedono se possano ottenere o no il rimborso e sospendere le rate per il mancato servizio».
L’emergenza coronavirus ha aperto un altro fronte nelle battaglie di Adiconsum Bergamo: i rimborsi delle rette alle scuole private. Mediamente una famiglia sostiene costi per almeno 500/600 euro al mese per mandare in strutture private il proprio figlio, spesso perché non esiste l’alternativa pubblica. Le scuole paritarie di infanzia e primaria, come è noto, rappresentano una parte fondamentale del sistema di istruzione del nostro Paese. Due bambini su 3, in Italia, frequentano gli asili privati o paritari e 1 su 5 frequenta le scuole elementari presso una scuola paritaria.
Dei 13.000 istituti scolastici italiani il 70% garantisce l’istruzione dell’infanzia, mentre il 15% della primaria e il restante 15% della secondaria di primo e secondo grado. In provincia di Bergamo, in circa 130 “nidi” privati, sono iscritti 3000 bambini; 229 sono le scuole paritarie per l’infanzia con 20500 iscritti e 31 le primarie con 5200 alunni, per oltre 20.000 famiglie interessate. Le scuole dell’infanzia (spesso a ispirazione cattolica) si trovano in ogni angolo della provincia, nonostante negli ultimi anni anche questo ramo della scuola abbia avuto un decremento significativo di alunni e di personale.
«Mentre gli asili, le case di cura e i centri diurni pubblici, rientrano nel “Cura Italia” e le rate sono state sospese, attualmente, le norme adottate per fronteggiare l’emergenza COVID-19, non riportano alcunché circa la possibilità per i genitori di sospendere il pagamento delle rette scolastiche, né di richiedere il rimborso delle quote già versate per il privato».
Secondo Adiconsum, dunque, per fronteggiare questa problematica bisogna applicare i principi generali. Il fondamento del diritto a chiedere il rimborso sta nelle “cause di forza maggiore” derivanti dal Coronavirus e dall’emergenza in corso che non permettono lo svolgimento delle prestazioni scolastiche già pagate. Per l’ufficio legale di Adiconsum, «a sopravvenuta impossibilità di ricevere la prestazione per la quale è stato già corrisposto il corrispettivo o parte di questo, realizza la conseguente risoluzione dell’accordo, e il diritto dei consumatori ad ottenere il rimborso di quanto pagato a titolo di retta mensile o per il servizio mensa ed accessori, non usufruiti. Sempre che – avvisano gli avvocati - lo stesso accordo scritto non contenga clausole che prevedano il pagamento della retta anche in caso di chiusura imposta da eventi esterni».
«In pratica – dice Mina Busi, presidente di Adiconsum Bergamo -, la mancata fornitura del servizio nella situazione attuale non dipende dalla volontà della famiglia, che anzi riceve un danno economico per il mancato servizio, non dipende neppure dalla volontà dell’asilo. Peraltro da quanto abbiamo visto non ci sono contratti che prevedano casi di chiusura per eventi esterni. La frequenza delle scuole dell’infanzia e della primaria può non essere regolata da un accordo scritto ma da un pagamento di una quota di iscrizione e di una retta mensile. In tal caso, l’interruzione della frequenza per causa di forza maggiore non sembra possa obbligare le famiglie al pagamento delle relative rette o a non rivedersi accreditati i pagamenti già versati per un servizio che, al momento, gli istituti scolastici non possono garantire. Come per qualunque servizio o prestazione non erogati, chi ha pagato ha diritto alla restituzione delle somme, altrimenti, si paleserebbe un indebito arricchimento in capo a detti istituti oltre che conseguenti disagi alla situazione patrimoniale di numerose famiglie bergamasche. Ovviamente non si ha diritto al risarcimento del danno per inadempimento».
Quindi, i genitori di figli iscritti a scuole per l’infanzia e alla primaria private hanno diritto al rimborso di quanto pagato per il periodo di chiusura delle scuole, nonché il diritto a non pagare la retta per tutto il periodo di chiusura. «E’ auspicabile un intervento da parte del Ministero – conclude Busi - per evitare migliaia di contenziosi tra famiglie e Enti scolastici. In tal senso abbiamo sollecitato l’azione dei parlamentari bergamaschi».
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