Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 26 Novembre 2015
Regione, allarme scuole dell’infanzia
«Dimezzati i contributi alle paritarie»
Il consigliere Pd Barboni: «il contributo è stato portato da 8 a 4 milioni di euro, letteralmente dimezzato».
«Un bilancio di lacrime, perché è finito anche il sangue, per quanto riguarda istruzione, cultura e sport, in Lombardia»: è tranchant il commento di Mario Barboni, consigliere regionale del Pd e componente della VII Commissione Cultura del Consiglio regionale, riunitasi per discutere del bilancio di previsione 2016-218. Il capitolo che più ricadrà sulle famiglie lombarde, secondo Barboni, riguarda quello a sostegno delle «scuole dell’infanzia paritarie, diffusissime nei comuni di tutte le province lombarde, dove permettono a intere generazioni di bambini di accedere alla fase prescolare. Ebbene, il contributo è stato portato da 8 a 4 milioni di euro, dunque è stato letteralmente dimezzato, comportando l’abbandono di scuole importanti per le nostre comunità e mettendo in seria difficoltà le famiglie che avevano bisogno, in un periodo ancora di crisi, di questo tipo di appoggio. Inoltre, anche da un punto di vista didattico, i più piccoli saranno costretti a rimanere a casa, ritrovandosi svantaggiati rispetto ai coetanei che hanno un’altra offerta scolastica».
E se anche per il settore dello sport «la Giunta ha lasciato solo le briciole con cifre che non bastano a realizzare la palestra di un paesino, la cultura è veramente al collasso: leggendo il documento contabile, si trova solo un vecchio fondo di rotazione di 3,8 milioni di euro destinati ai beni culturali degli enti e delle istituzioni ecclesiastiche, ma per altri tipi di investimenti non sono previste risorse», continua Barboni. Eppure, ce ne sarebbero di realtà da sostenere: «Maroni doveva pensare alle ristrutturazioni delle sedi museali, al recupero dei beni e delle strutture che fanno parte del nostro patrimonio archeologico e artistico, tanto per citare i casi più eclatanti. Invece, sono voci rimaste completamente a secco. Ma così, non si va da nessuno parte».
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