Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 10 Marzo 2022
Raccolta fondi per l’Ucraina, c’è il sostegno dell’Università di Bergamo
Il progetto L’iniziativa promossa da Caritas ha trovato anche il contributo dell’Università. Cavalieri: «Ci siamo attivati mettendo a disposizione le nostre competenze». Intanto le donazioni a 324mila euro.
Docenti, ricercatori e studenti universitari si sono messi a disposizione da subito per sostenere i tanti profughi in arrivo dall’Ucraina, fornendo loro un supporto linguistico per stabilire un primo contatto con gli operatori bergamaschi che li hanno accolti nelle strutture messe a disposizione dalle comunità religiose bergamasche, coordinate dalla Caritas. Ora l’Università degli Studi di Bergamo, come hanno fatto nei giorni scorsi anche altri enti e istituzioni della provincia, si è unita nel sostegno alla sottoscrizione «Un aiuto per l’Ucraina» promossa dalla Caritas diocesana, insieme a L’Eco di Bergamo e alla Fondazione della Comunità Bergamasca.
L’alleanza che si sta creando nel nome della solidarietà alla popolazione colpita dalla guerra è sempre più ampia: a inizio settimana si erano uniti anche Ascom Confcommercio, Confindustria e Bergamonews. Nel frattempo le donazioni continuano a crescere: al momento sono stati raccolti oltre 324 mila euro, con un incremento di 90mila euro in sole 24 ore. Ogni donazione è importante; i fondi serviranno innanzitutto a sostenere proprio le comunità locali, in particolare quelle religiose, che hanno offerto ai rifugiati strutture e appartamenti in tutta la Bergamasca. Una parte dei contributi servirà anche a sostenere le Caritas internazionali che operano nei Paesi che confinano con l’Ucraina.
«L’Università degli Studi di Bergamo si è già attivata per dare un sostegno a queste persone, attraverso le proprie competenze, con un servizio di mediazione linguistica assicurato dalle nostre colleghe di slavistica e dagli studenti – dice il rettore Sergio Cavalieri –. È una goccia nel mare, ma è un contributo che riteniamo importante, e al quale già oggi si aggiungerà una comunicazione a tutta la comunità accademica che informeremo, in questo modo, sulla possibilità di partecipare alla sottoscrizione».
L’adesione dell’Università alla raccolta fondi «Un aiuto per l’Ucraina» rafforza un’alleanza che vede le istituzioni bergamasche sempre più compatte nell’affrontare la nuova emergenza che si è creata anche sul nostro territorio con l’inizio della guerra. «Oggi l’obiettivo è senz’altro quello di dare un sostegno a queste persone per i bisogni primari – prosegue il rettore –. In questa fase, il nostro non può che essere un aiuto indiretto, non potendo disporre di strutture da mettere a disposizione della popolazione. La nostra adesione alla sottoscrizione va proprio nella direzione di sostenere l’attività di accoglienza gestita dalla Caritas, alla quale anche noi ci affidiamo, che opera grazie anche all’aiuto di tante altre organizzazioni della provincia. È molto importante, soprattutto in questa fase, dare vita a un’attività coordinata, per riuscire a dare il massimo sostegno possibile ed evitare di disperdere le energie».
Trascorsa questa prima fase di emergenza, le necessità di aiuto alla popolazione ucraina cambieranno; l’Università si sta già organizzando per offrire il proprio supporto agli studenti e ai ricercatori anche russi e bielorussi, oltre che ucraini in arrivo da quelle zone, ma anche a coloro che sono già presenti in Italia. Gli studenti ucraini, russi e bielorussi a Bergamo sono più di cento, alcuni addirittura di seconda generazione, che vivono in Italia dall’età delle scuole superiori; altri sono venuti espressamente per studiare all’Università di Bergamo e hanno intrapreso il percorso per ottenere il visto. «Stiamo ragionando insieme con la Conferenza dei rettori per accogliere gli studenti e i ricercatori nelle nostre strutture per garantire loro una continuità delle attività di ricerca – dice ancora Sergio Cavalieri –. Ma stiamo studiando anche la possibilità di bandire delle borse di studio per coloro che già si trovano in Italia e che hanno difficoltà nel proseguire con il loro percorso di studio».
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