Cronaca / Bergamo Città
Martedì 27 Agosto 2019
Quanti bergamaschi ricevono gli 80 euro?
Ecco la mappa Comune per Comune
L’abolizione o la modifica al centro del dibattito politico. Lo ricevono oltre 244 mila contribuenti orobici: vale 960 euro all’anno.
È nel mirino da mesi, soprattutto nel fucile fiscale puntato dalla Lega che vorrebbe a tutti i costi la Flat Tax. D’altronde quei 9,5 miliardi che ogni anno escono dalle casse dello Stato per finanziare gli 80 euro farebbero molto comodo sia per varare la rivoluzione fiscale della tassa piatta, sia come quota parte per disinnescare l’aumento dell’Iva previsto per il prossimo primo gennaio dalle clausole di salvaguardia. Introdotto nel 2014 dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, garantisce 960 euro all’anno per chi lo riceve con formula piena per i lavoratori che rimangono sotto la soglia di reddito fissata a 24.600 euro all’anno (fino a 26.600 euro in forma ridotta).
L’abolizione del bonus non sarebbe una scelta popolare. Lo dimostrano i numeri di chi lo riceve, anche in provincia di Bergamo: secondo gli ultimi dati disponibili, relativi alle dichiarazioni dei redditi 2018, sono 244 mila i contribuenti che ne beneficiano per un totale di 202 milioni e 233 mila euro che ogni anno finiscono nelle tasche dei bergamaschi (22 mila 438 persone solo nel territorio del Comune di Bergamo a cui vanno poco più di 18 milioni di euro). Nel 2017 erano in totale 239 mila per 199 milioni di euro, quindi i dati sono in crescita.
LA MAPPA COMUNE PER COMUNE
Di fronte a questa ampia platea anche la Lega nelle ultime settimane, prima della crisi di agosto che ha portato alle dimissioni del premier Giuseppe Conte, ha dovuto fare un passo indietro rispetto ai propositi di abolizione passando dall’abolizione tout court a una più cauta (almeno politicamente) ridefinizione. Solo quando ci sarà un nuovo governo, di qualunque abbinamento di colori sia, si potranno davvero intuire le sorti del bonus per cui lo Stato ha investito quasi 50 miliardi di euro negli ultimi cinque anni. Scontata la conferma, al netto della tagliola Iva che incombe in vista della Legge di Bilancio, in caso di presenza del Pd nell’esecutivo. Meno probabile, invece, se dovesse riscoppiare la pace tra leghisti e Movimento 5 Stelle.
Quali sono gli effetti di una ridefinizione del bonus? L’ultima ipotesi presa in considerazione era stata presentata intorno a metà estate dal viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia e cioè la trasformazione della voce specifica del bonus in busta paga in una delle voci che compongono le trattenute. In questo modo da bonus si trasformerebbe in uno sgravio per gli stipendi lordi.
L’altra ipotesi riguarda una riduzione dei contributi pensionistici pari a 960 euro. All’apparenza, solo una partita di giro che nulla cambierebbe tra quello che esce e quello che entra nelle tasche dei lavoratori. In realtà considerando un’aliquota a carico dei lavoratori del 9,2%, con lo sgravio chi ha un reddito dagli 8.000 rischia di perdere fino a 250 euro. Ancora più difficili assicurare un beneficio simile ad 80 euro al mese attraverso detrazioni fiscali, punto a cui tra l’altro quasi tutte le forze politiche vorrebbero già mettere mano: quasi impossibile trovare una soluzione che non preveda squilibri.
Sull’altro piatto della bilancia c’è però l’aumento dell’Iva che potrebbe pesare 541 euro all’anno sulle famiglie italiane. Per non alzare le tasse, a qualcosa si dovrà rinunciare anche se Lega, Movimento 5 Stelle e Partito democratico difficilmente cederanno le tre misure bandiera Quota 100, reddito di cittadinanza e 80 euro. Che insieme valgono circa 30 miliardi all’anno di spesa corrente pur non avendo ancora dato respiro al pil italiano.
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