Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 15 Giugno 2016
Pensioni? In anticipo, di tre anni
Ma con prestiti per 20 anni
Si chiama Ape e vuol dire «Anticipo pensionistico». Novità per chi pensa alla pensione dopo che lo Stato si è reso conto che i vari interventi di flessibilità in uscita ipotizzati sino ad oggi costerebbero all’incirca 10 miliardi. Troppi per il governo che presenta qui un nuovo progetto di «uscite» pensionistiche.
Secondo la nuova proposta, da qui al 2019, potranno beneficiare di un’uscita anticipata verso la pensione tutti i nati compresi tra il 1951 ed il 1955. Rispetto ai 66 anni e 7 mesi canonici si potrà lasciare il lavoro anticipando il termine di uno, due o tre anni. Centrale il ruolo dell’Inps, che certificherà in primis il diritto alla pensione e gestirà i rapporti con banche e assicurazioni che garantiranno i capitali (per evitare di far pesare la manovra sulle casse pubbliche). Sarà il singolo lavoratore a decidere, a sua discrezione e a seconda delle sue esigenze, se ricevere in anticipo dall’Inps l’intero importo della pensione che andrà poi a maturare o una cifra inferiore.
Il prestito, che sarà assistito da una garanzia senza pegni reali e che in caso di premorienza non prevede alcuna rivalsa sugli eredi, verrà poi restituito in 20 anni con gli interessi. Per attenuarne il costo, soprattutto a favore dei redditi più bassi, il governo introdurrà una specifica detrazione fiscale allo scopo di alleggerire il peso della rata di ammortamento. L’idea è di stanziare per i primi 3 anni circa 7-800 milioni di euro l’anno per poi valutare flussi ed eventuali aggiustamenti.
La platea degli interessati verrà suddivisa in tre fasce: chi sceglie l’anticipo perché è rimasto senza lavoro, chi lo sceglie volontariamente e chi lo fa su richiesta dell’azienda, che in questo caso si farà carico dei costi dell’anticipo. Il sottosegretario alla Presidenza Tommaso Nannicini ha precisato che «non c’è nessuna penalizzazione sulla pensione anticipata, c’è solo la rata che è una penalizzazione in sé, ma nient’altro. Si tratta di uno schema flessibile, modulato - ha poi aggiunto -. Non c’è il 4-5% per tutti, la rata non è regressiva, ma progressiva». È chiaro però che la pensione finale verrebbe calcolata in forma ridotta visto che comunque mancheranno da 1 a 3 anni di versamenti.
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