Pensione anticipata? Sì, ma per pochi
Respinto il 60% delle domande Ape social

Pensione anticipata? sì, ma per pochi. Almeno stando ai dati riportati da Repubblica, secondo i quali a livello nazionale ben il 70% delle richieste di APE sociale sarebbe stato respinto.

La situazione bergamasca, secondo il Patronato Inca, varia di poco: l’INPS avrebbe giudicato non idoneo il 60% delle richieste. All’accusa mossa dal ministero del Lavoro di errori compiuti dall’Istituto, l’ente previdenziale risponde di essersi attenuto strettamente a quanto disposto dalla legge. Al di là del rimbalzo di responsabilità, vediamo di far chiarezza e capire cosa è possibile fare per rimediare. L’APE sociale (ovvero ’anticipo pensionistico’) dà la possibilità di ritirarsi dal lavoro a 63 anni (quattro prima del previsto), a persone che hanno perso il lavoro, a lavoratori che assistono congiunti invalidi, lavoratori invalidi civili al 74%, dipendenti con mansioni difficoltose o usuranti. Diverse possono essere le spiegazioni per il rifiuto da parte dell’INPS: in molti hanno presentato la domanda con eccessivo anticipo, quando ancora non avevano maturato del tutto i requisiti. Un esempio è quello dei lavoratori in mobilità: costoro possono fare domanda per l’APE sociale tre mesi dopo il termine della mobilità stessa - entro il 1° marzo 2018 -, mentre non sono stati pochi coloro i quali hanno inoltrato la richiesta quando ancora stavano usufruendo di questo ammortizzatore sociale. Altro caso è quello di persone che hanno presentato una domanda non corredata di tutta la documentazione: per costoro è prevista però una proroga (possono ripresentare la domanda entro il prossimo 30 novembre). Ancora in alto mare, invece, l’APE volontaria, l’anticipo della pensione sottoforma di un prestito ventennale a carico del lavoratore. Possibile per questo strumento uno slittamento al prossimo anno.

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